LO STUDIO

Fondazione Rosselli: web strategico per il mercato audiovisivo

Secondo la Fondazione Rosselli sono in forte aumento i contenuti “professionali” pubblicati online. Su Youtube solo il 22% dei video è amatoriale

Pubblicato il 18 Apr 2013

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È in forte crescita il mercato dell’audiovisivo non amatoriale su Internet. La fotografia è scattata dal quarto rapporto fiction “Il mercato audiovisivo e la fiction: quali leve per lo sviluppo?”, realizzato dalla Fondazione Rosselli per Regione Lazio, Sviluppo Lazio, Associazione Produttori televisivi e Camera di Commercio di Roma. L’indagine rileva che, mentre la tv soffre, crescono i numeri dei video online, su cui scommettono sempre più, con nuove iniziative, anche i social network, da Twitter a Facebook. In questo contesto il mercato dei video sul web è di poco più di un miliardo di euro nel 2013 – a febbraio di quest’anno sono stati 6,4 milioni gli utenti che hanno visualizzato almeno un contenuto video, con oltre 53,8 milioni di video fruiti – ma gli esperti stimano di poter arrivare a quasi 2 miliardi e 900 mila euro nel 2016.

Entrando nel dettaglio delle piattaforme, sull’aggregatore video di Google (1 miliardo di utenti) solo il 22% dei contenuti è di natura amatoriale, un altro 22% è occupato da settore Media, il 13% da Clip musicali, il 13% da Video pubblicitari, il 10% da Fiction, il 6% da Tutorials altro 6% da Discorsi e Conferenze, il 3% da Film e un restante 5% da video di Altra tipologia. Non è un cado dunque che nel 2012 Google ha investito 200 milioni di euro in produzione di contenuti originali e canali premium professionali.

La crisi incide anche sulla fiction: la produzione registra infatti un -8,8%, con un calo di investimenti dei broadcaster per il settore dai 270 milioni di euro del 2011 al 255 nel 2012, rispetto ai 530 milioni in Francia e i 720 milioni in Gran Bretagna. Aumenta invece, sempre causa crisi, il tempo che si passa davanti alla tv, con l’Italia che ha il record europeo di minuti di fruizione televisiva giornaliera, rispetto agli altri principali Paesi: 253 minuti ogni giorno.

Le risorse del mercato televisivo in Italia sono scese dai quasi nove 9 del 2010 (provenienti da canone, pubblicità e pay tv) ai circa 8 miliardi del 2012. Un calo legato soprattutto a quello del mercato della pubblicità, che ha chiuso il suo anno peggiore nell’ultimo ventennio, con un -14.3% di investimenti nel mercato audiovisivo, arrivato a -15.3 per la tv, ha spiegato Bruno Zambardino, curatore del rapporto con Flavia Barca. Dal 2008, anno di inizio della crisi, il fatturato delle imprese di fiction si è ridotto di circa un quarto (-24%), attestandosi a 650 milioni di euro, secondo la stima del 2012.

Resta nelle ore di programmazione il dominio delle fiction straniere: tra settembre 2011 e agosto 2012 in prime time sono andate in onda su Rai e Mediaset 1731 ore di fiction, delle quali 1151 ore (oltre il 66%) di produzioni straniere e solo 580 (34%) di provenienza italiana. Nei costi di programmazione dei broadcaster la spesa per la fiction in Italia è scesa di oltre 4 punti, dal 18,6% del 2009 al 12.3% del 2011.

All’interno della piattaforma terrestre l’ascolto si è frammentato: l’audience dei canali generalisti è scesa dall’82,18% del 2007 al 61,65% del 2012, mentre crescono le emittenti digitali, da un’audience dello 0.50% del 2007 all’11.67% del 2012. D’altronde siamo il mercato con più canali digitali in Europa, (118 contro 79 della Gran Bretagna), ma anche quello in cui i canali pay hanno perso il maggior numero di abbonati (circa un milione nell’ultimo anno, -10%).

Fra i dati positivi, il calo di produzioni audiovisive italiane delocalizzate, cioè girate all’estero per ridurre i costi: dal 2008 ai primi nove mesi del 2012 sono stati realizzati 648 titoli, di cui 102 all’estero, cioè il 16%, scesi al 14% l’anno scorso. Area egemone per la produzione audiovisiva in Italia si conferma il Lazio, con un fatturato di 763,5 milioni di euro, seguita dalla Lombardia, con 398,7 milioni. Inoltre “nonostante tagli delle spending review, a livello locale, le regioni hanno mantenuto i fondi per l’audiovisivo, perché si è capito quanto possano essere fruttuosi”, ha spiegato Zambardino.

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