“Il governo vuole riformare l’azienda (Rai, Ndr) e ridare al servizio pubblico la centralità perduta. Non c’è nessun intento punitivo”: lo afferma il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, in una dichiarazione in risposta all’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai.
Sul piatto la questione della riforma dell’azienda radiotelevisiva e anche quella dell’evasione del canone Rai. “Sono contento – dice Giacomelli – che si segnali l’evasione intollerabile del canone: è un problema che noi abbiamo trovato e che non intendiamo riconsegnare intatto a chi verrà dopo. Al contrario abbiamo l’ambizione di essere il governo che mette mano a una riforma profonda. Ripeto a Usigrai quanto ho già detto; pensiamo anzi – aggiunge il sottosegretario – che serva un piano ambizioso e innovativo che affronti in termini editoriali e industriali la necessità del cambiamento. Se si parte da questo punto e dal lavoro già iniziato dai vertici Rai ci si può confrontare positivamente. Se, invece, Usigrai intende solo difendere l’esistente è libera di farlo, ma sposa una linea difficilmente sostenibile, contraria all’interesse stesso dell’azienda e del servizio pubblico”.
Giacomelli approfondisce poi alcuni punti contenuti nel comunicato sindacale. “Sono certo – sostiene – che i colleghi dell’Usigrai siano molto più professionali nel loro lavoro quotidiano che nei comunicati sindacali. Ricordare, per fare un esempio, che nei maggiori paesi europei il canone è più basso che in Italia senza dire che la britannica Bbc e la spagnola Tve vivono senza pubblicità e che France Télévisions e le tedesche Ard e Zdf non hanno spot nelle ore di massimo ascolto è un po’ ‘stravagante’”.
L’esponente politico aggiunge: “Non vedo, poi, come sia contestabile il dato che Rai da sola abbia molti più dipendenti di Mediaset, Sky e La7 tutte insieme. È vero che la Rai ha 13 mila dipendenti contro i 21mila della Bbc, ma la tv britannica ha un giro d’affari più che doppio rispetto alla tv pubblica italiana. In generale sconsiglierei all’Usigrai un confronto con la Bbc. Quanto alle sedi regionali – conclude – conosco la delicatezza e l’importanza del tema: affrontarlo solo in termini di numeri porta fuori strada. Non credo, ad esempio, che le succursali di Sassari (1100 metri quadrati per 5 giornalisti e 3 tecnici) o Catania (dove sono previsti oltre 2 milioni di euro per ristrutturare i 1000 metri quadrati di sede) siano pensate ‘per le minoranze linguistiche’”.