L'industria mediatica accende i riflettori sul New York Times
online che dal 28 marzo (ma già da ieri oggi nel Canada), diventa
a pagamento. Il quotidiano sarà infatti il maggiore quotidiano
generalista a chiedere ai suoi lettori di pagare per l'accesso
alle notizie, rompendo così 15 anni di consultazioni gratis e
staccandosi dal modello dell'Internet gratis.
"E' un giorno importante nei nostri 159 anni di storia di
evoluzione e reinvenzione. la decisione si tradurrà – afferma il
presidente di The New York Times Company, Arthur Sulzerberg – in
un'altra risorsa di ricavi e rafforzerà la nostra capacità di
continuare a investire nel giornalismo e nell'innovazione
digitale".
Il New York Times propone un modello di abbonamenti simile a quello
del Financial Times. I lettori potranno consultare in via gratuita
20 articoli al mese, solo dopo verrà chiesto loro di pagare. Per
l'accesso al sito dal computer e dal cellulare
l'abbonamento sarà di 15 dollari al mese, per quello da
computer ed e-reader 20 dollari. I lettori che vorranno accedere al
New York Times in tutte le sue forme digitali dovranno versare 35
dollari al mese. Ai titolari di un abbonamento cartaceo non sarà
richiesta nessun'altra sottoscrizione.
Per tutelare il traffico sul proprio sito web, circa 30 milioni di
lettori al mese, oltre ai 20 articoli consultabili gratuitamente,
il New York Times offrirà accesso gratuito per un numero
illimitato di contenuti a chi vi accederà da motori di ricerca,
blog e social media come Twitter e Facebook. Per chi vi accederà
attraverso Google ci sarà un tetto di 5 articoli al giorno.
"La sfida è mettere un prezzo al nostro lavoro senza creare
un muro fra noi e la rete globale e assicurandoci di continuare a
impegnarci per un audience il più vasto possibile" osserva
Sulzerberg, riconoscendo gli ostacoli che l'accesso a pagamento
può creare e le resistenze mentali dei lettori. L'industria
della carta stampata americana sperimenta un periodo difficile con
– secondo i dati del Pew Project for Excellence in Journalism – il
numero di lettori sceso del 5% nel 2010 e la raccolta pubblicitaria
in calo del 6,4%.