Giro di vite in casa Google contro i contenuti di disinformazione. La multinazionale californiana ha infatti annunciato di aver chiuso tra aprile e giugno più di 2.500 canali YouTube per “operazioni di influenza” collegate principalmente alla Cina, ma anche alla Russia e all’Iran. A evidenziare questa rete di “fake news” è stata un’indagine partita da Los Angeles, che ha consentito all’azienda di “cancellare” complessivamente 186 canali in aprile, 1.098 a maggio e 1.312 a giugno. Un’operazione per capire la portata della quale può essere utile considerare il fatto che nell’intero trimestre precedente i canali chiusi erano stati meno di 300.
“Questi canali – spiega BigG in una nota – mettevano on line prevalentemente contenuti spam o non politici, ma una piccola sotto-categoria pubblicava contenuti politici primariamente in cinese”, tra cui anche alcuni relativi alla risposta degli Stati Uniti alla pandemia di Covid-19. Una parte dei canali chiusi a giugno inoltre includeva anche “contenuti relativi alle proteste sulla giustizia razziale negli Stati Uniti” rileva il report trimestrale di Google, aggiungendo che “questa campagna è stata coerente con risultati simili riportati da Twitter“, come evidenziato tra l’altro anche dal gruppo di analisi di social media Graphika in un rapporto pubblicato ad aprile.
Google ha annunciato anche di aver disabilitato dozzine di canali identificati in un’indagine sulle operazioni di influenza legate alla Russia e all’Iran, “ma in misura molto minore”.
Quanto agli altri social, a giugno, Twitter aveva annunciato di aver rimosso oltre 20.000 account core collegati alle operazioni di propaganda cinese e altri 150.000 account “amplificatori” serviti a potenziare il contenuto della rete core.