Un miliardo di dollari in tre anni per gli editori di tutto il mondo in cambio per mettere le notizie in vetrina. È quello che il ceo di Alphabet, Sundar Pichai, ha detto che l’azienda verserà come compensazione per l’uso delle notizie da parte del motore di ricerca, legandole al nuovo prodotto Google News Showcase. Un passo grazie al quale l’azienda potrebbe convincere molti dei regolatori internazionali ad avere un giudizio benevolo sulle sue attività.
“Il nostro sforzo economico, il più grande sino ad oggi – ha scritto sul blog di Google il ceo Pichai – ripagherà gli editori e consentirà loro di pubblicare nuovi contenuti di alta qualità e migliori esperienze online per gli utenti che si informano”. Nel 2019 Alphabet ha fatturato poco meno di 162 miliardi con un utile di 34,3 miliardi.
Sono anni che, soprattutto in Europa, gli editori di giornali con edizioni online in tutto il mondo cercano di farsi pagare da Google per l’utilizzo dei propri contenuti.
Il Ceo Sundar Pichai ha presentato il suo nuovo prodotto online, Google News Showcase (La vetrina delle notizie di Google), spiegando che permetterà agli editori di selezionare e pubblicare i loro articoli preferiti per condividerli online su Android e, più avanti, sui dispositivi Apple. Google News Showcase farà il suo esordio in Germania, con la partecipazione di Der Spiegel, Stern e Die Zeit; e in Brasile, con Folha de S. Paulo, Band e Infobae.
In seguito verrà attivato anche in Belgio, India, Paesi Bassi e altri paesi tra i quali non è stata ancora indicata l’Italia. Ci sono già più di 200 editori che hanno deciso di pubblicare i propri contenuti su Google News Showcase, tra quelli in Argentina, Australia, Canada e Germania.
«Questo approccio – ha scritto Pichai – è differente da tutti gli altri nostri prodotti perché permette che ci siano le scelte editoriali individuali dei singoli editori su quali storie presentare ai potenziali lettori».
Non tutte le reazioni sono state positive. L’European publishers Council (che comprende anche Guardian, Pearson, New York Times, Schibsted e News Uk) ha infatti avanzato vari dubbi per bocca di uno dei suoi dirigenti, Angela Mills Wade: «In questo modo, presentando un suo prodotto, Google detta i termini e le condizioni del mercato, neutralizzando le leggi progettate invece per creare le condizioni per arrivare a una negoziazione onesta. E facendo così però può anche dire che sta aiutando il finanziamento dell’industria editoriale dell’informazione».
Google secondo indiscrezioni sarebbe in difficoltà nella negoziazione che coinvolge gli editori francesi, tra i maggiori critici del ruolo del motore di ricerca nel sistema dell’informazione online.