Guerra delle frequenze. Bruxelles appoggia le telecom

La Commissione Ue propone un piano per la ripartizione coordinata dello spettro pro-concorrenza. Il commissario Reding: “Esorto gli Stati membri a completare lo switch off entro il primo gennaio 2012”

Pubblicato il 28 Ott 2009

Bruxelles appoggia le telecom contro le tv nella battaglia delle
frequenze. La Commissione Ue torna sul tema digital dividend, la
porzione di spettro radio liberata – o liberabile – dal passaggio
delle tv dall’analogico al digitale terrestre, che può essere
destinata a nuovi servizi come Internet senza fili e offerte mobili
ad alta definizione. Quella porzione di spettro, propone la
Commissione, può non essere riassegnata ai broadcaster. Ma non
tutti gli Stati membri sono d’accordo, né la Commissione ha gli
strumenti per imporlo: può però spingere ad adottare parametri
tecnici comuni. In una nota la Commissione propone un piano per una
ripartizione coordinata dello spettro che incoraggi la concorrenza
e gli investimenti nei nuovi servizi potenziali. Coordinando a
livello europeo l'assegnazione delle frequenze liberate ai
nuovi servizi si potrebbero ottenere benefici per l'economia
quantificabili tra i 20 e i 50 miliardi di euro. Il piano per
ottimizzare le potenzialità del dividendo digitale vede coinvolti
il Parlamento europeo e gli Stati membri della Ue e riflette il
ruolo importante che essi possono svolgere in questo ambito.

"Il dividendo digitale rappresenta un'opportunità unica
per "democratizzare la banda larga" a livello paneuropeo
e dare impulso ad alcuni tra i più innovativi settori della nostra
economia. Soltanto se lavoriamo insieme a un piano comune
l'Europa potrà trarre i massimi benefici dal dividendo
digitale. Per redigere il piano la Commissione ha cooperato
strettamente con i paesi Ue, il Parlamento europeo, l'industria
e i rappresentanti dei consumatori ", ha dichiarato Viviane
Reding, commissaria Ue per la società dell'informazione e i
media. "Esorto gli Stati membri della Ue ad accelerare il
passaggio alla Tv digitale e a completarlo entro il primo gennaio
2012. Invito inoltre le autorità nazionali a utilizzare il
dividendo digitale in modo da favorire la concorrenza, aprire il
mercato a nuovi operatori e servizi e massimizzare gli effetti
sull'economia. Solo così si potrà garantire che il dividendo
digitale sia usato per portare la banda larga wireless in regioni
della Ue in cui l'internet ad alta velocità non può essere
fornito in modo efficiente con altre tecnologie".

Le frequenze radio, ha sottolineato la Commissione nella seduta di
oggi, detengono un quasi-monopolio dei servizi di broadcasting,
ovvero televisione e radio, che utilizzano praticamente l’intero
spettro disponibile, eccetto quello riservato agli usi militari e
ai servizi di emergenza. Con il passaggio dall’analogico al
digitale che i vari Paesi Ue stanno effettuando in vista del
“digital switchover” del 2012, gli stessi servizi possono però
essere forniti con meno spettro: è così che si aprono nuove
opportunità per altri operatori. Da tempo Bruxelles sostiene che
devono essere le Telecom piuttosto che i broadcaster ad assicurarsi
buona parte delle frequenze che si sono liberate e questo perché
tali frequenze, definite “digital dividend”, rappresentano
“una rara opportunità di portare la banda larga a tutti in
Europa e lanciare alcuni dei settori più innovativi della nostra
economia”, come ha dichiarato il commissario all’Information
Society, Viviane Reding. “Invito le autorità nazionali a usare
il ‘digital dividend’ in modo da favorire la concorrenza e
aprire il mercato a nuovi operatori e nuovi servizi”.

La proposta di Bruxelles è di assegnare alle telecom la sottobanda
dei 790-862 MHz, una di quelle col maggior valore tra le frequenze
che si sono liberate, perché copre grandi distanze e attraversa
gli edifici. Se agli operatori telecom fosse garantito l’uso di
questa sottobanda con norme armoniche per tutta l’Ue, allora,
conclude la Commissione, potrebbero essere sviluppati nuovi servizi
per i consumatori con ricadute positive sull’economia europea di
44 miliardi di euro entro il 2015.

Tuttavia, sono molti gli Stati-membro indecisi sull’idea di
riservare, o anche solo liberare, i 790-862 MHz per le
comunicazioni elettroniche. Solo Danimarca, Finlandia, Francia,
Germania, Spagna, Olanda, Svezia e Uk sono apertamente a favore.
C’è poi il fronte dell’opposizione, guidato da potenti radio e
tv, che vogliono riappropriarsi delle frequenze liberate per
offrire nuovi servizi digitali e interattivi. Queste aziende temono
la concorrenza da parte dei servizi di mobile tv sostenuti dalle
telecom, una possibile valida alternativa alla tv terrestre.

La Commissione Ue, come accennato, non ha il potere di imporre ai
Paesi-membro come usare le loro frequenze, ma sta spingendo per
l’adozione di “parametri tecnici” comuni, da applicarsi nel
caso lo spettro liberato venga completamente o parzialmente
lasciato ai broadcaster. Questo potrebbe aiutare ad assicurare un
successivo uso delle frequenze da parte degli operatori telecom e
ad evitare ostacoli tecnici allo sviluppo dei servizi elettronici
“via spettro”. Ad ogni modo, il problema si porrà veramente
solo dopo che tutti gli Stati Ue avranno assicurato un passaggio
completo dall’analogico al digitale – il che è tutto da
vedersi, considerato che già da ora appare difficile che molti
Paesi riescano a presentarsi “in regola” all’appuntamento del
2012 per lo spegnimento definitivo del segnale analogico.

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