Anche Hollywood si lancia su Internet? Era ora. L’ingresso di
Hollywood nel mercato online appare alquanto tardivo e questo,
secondo l’Economist, è dovuto al fatto che le case
cinematografiche sono state finora molto più protette dalla
pirateria digitale rispetto alle case discografiche. Che si sono
trovate costrette a sviluppare un modello di vendita al dettaglio
online.
A spingere i grandi studios sulla strada del Web, il calo delle
vendite di Dvd, che dopo avere fatto per circa un decennio la
fortuna delle case cinematografiche, sono scese dai 12 miliardi del
2004 agli 8,7 del 2009.
L’ultima iniziativa lanciata dal Digital Entertainment Content
Ecosystem (Dece), consorzio sostenuto dai big hollywoodiani, è
stata presentata al Ces di Las Vegas questa settimana e consiste
nella messa a punto di un modo che potrebbe rivoluzionare i consumi
di film e spettacoli televisivi.
Dece, di cui fanno parte Warner Bros, Fox, Nbc Universal, Sony
Paramount, Intel, Microsoft, Cisco, Adobe, ha messo a punto un
format per i film digitali. I consumatori potranno comprare un
film per volta e guardarlo su diversi dispositivi, secondo il
principio “Buy once, play anywhere”. Il prodotto sarà infatti
archiviato su un server remoto e gli utenti potranno guardarlo sui
dispositivi più svariati senza doverlo trasferire da un device
all’altro. Obiettivo di Dece è che ci siano apparecchi specifici
entro il 2010 per poter iniziare nel 2011 a vendere film digitali
in download.
Questa iniziativa, spiega l’Economist, mira a evitare che succeda
per i film ciò che è successo con la musica (e che potrebbe
succedere con i libri). Nel settore musicale infatti, Apple,
prendendo la guida del mercato e legando i contenuti al proprio
iPod è riuscita a dettare i termini alle case discografiche. Al
contrario, Dece vuole una struttura aperta, in grado di
incoraggiare la competizione e l’innovazione.
Tuttavia non sono pochi i problemi che il Dece si trova ad
affrontare nello scegliere la strategia di marketing. C'è la
Disney, che non ha partecipato al Consorzio perché sta lavorando
ad uno standard tutto suo, il Keychest; da non sottovalutare anche
la Apple, che già vende film e spettacoli televisivi con il suo
iTunes Store. Infine, la difficoltà di convincere i consumatori e
la scelta dei prezzi da adottare. Un prezzo troppo basso, sostiene
l’Economist, produrrebbe l'effetto boomerang di sfidare il
mercato dei Dvd, mentre un prezzo troppo alto scoraggerebbe gli
eventuali acquirenti spingendoli al noleggio o al download
illegale.