Il Consiglio di Stato boccia il governo: via libera a Sky sul digitale terrestre

Nessun ostacolo alla partecipazione dell’emittente alla gara frequenze. Un documento contesta la tesi del ministero dello Sviluppo economico che faceva perno sul principio di reciprocità. Bruxelles in attesa che il governo notifichi il bando di gara per chiudere il dossier

Pubblicato il 01 Mar 2011

Sky può entrare nel mercato del digitale terrestre: sarà tra i
partecipanti alla gara per i sei multiplex del dividendo digitale
interno, come già stabilito dalla Commissione Ue e regolato da
Agcom. Lo stabilisce il Consiglio di Stato nel parere n.5365/2010
che era stato richiesto dal ministro Paolo Romani. Secondo il
governo Sky, in quanto operatore straniero, secondo il principio di
reciprocità fra Stati non avrebbe potuto accedere ai diritti
d'uso delle frequenze radio che verranno attribuite con la
procedura del beauty contest.

Ma "la piena reciprocità", dice il Consiglio di Stato,
è ammissibile "solo per soggetti (persone giuridiche) di
nazionalità straniera e non per soggetti di diritto italiano
controllati da società straniere". Il Consiglio di Stato
sottolinea inoltre la distinzione tra indirizzo politico e
gestione: "All'Autorità spetta definire le procedure, al
ministero spetta rilasciare la concessione per i diritti
d'uso" delle frequenze.

Il Consiglio ha stabilito che i criteri definiti dall'Agcom per
l'assegnazione dei diritti delle frequenze, che consentono la
partecipazione di Sky Italia, sono giustificati dal diritto
nazionale e comunitario e che un intervento restrittivo del
Ministero lederebbe "il principio di separazione fra politica
e tecnica" (ambito che spetta all'authority, titolare di
un potere regolatorio neutrale). "A ben vedere si tratterebbe
di un intervento manipolativo delle condizioni che solo l'Agcom
può stabilire".

Nel 2010 la Commissione europea aveva già legittimato Sky Italia a
partecipare alla gara per le frequenze del digitale terrestre a
condizione che le trasmissioni siano in chiaro, avendo il gruppo
una posizione dominante nella Tv a pagamento. "Il principio di
reciprocità è incompatibile con il diritto comunitario, che vieta
ogni discriminazione basata sulla nazionalità e si fonda sulle
libertà di circolazione delle persone e dei capitali, sulla
libertà di stabilimento e su quella di presatzione dei
servizi", dice il Consiglio. "In questa chiave le imprese
comunitarie, che possono essere anche imprese straniere che,
mediante l'esercizio del diritto di stabilimento, si sono
radicate nel territorio europeo, non possono essere considerate
persone giuridiche straniere".

Dopo la decisione del Consiglio di Stato la Commissione Ue resta in
attesa che le autorità italiane notifichino a Bruxelles il bando
di gara per l'assegnazione delle frequenze. 'La nostra
linea non cambia – spiegano dall'esecutivo europeo -.
Continueremo a seguire da vicino la vicenda in attesa che il
governo italiano adotti e ci notifichi il bando di gara". Solo
allora il dossier che giace sul tavolo del commissario Ue alla
concorrenza, Joaquin Almunia, potrà essere chiuso.

"Il carattere strumentale dell'operazione – ha commentato
il responsabile Forum Ict del Pd, Paolo Gentiloni era reso evidente
dal fatto che le nostre frequenze sono da tempo assegnate a
società con azionisti di paesi extra Ue, dall'Egitto alla
Cina, e che l'impedimento sia stato sollevato solo per gli
Usa". Secondo Gentiloni, "il parere del Consiglio di
Stato, trasmesso oggi anche all'Agcom, demolisce gli argomenti
utilizzati dal ministero e conferma che in base alle norme Ue, alle
leggi italiane e alle delibere Agcom non sono proponibili ostacoli
a società stabilite in Italia". "Ora – ha concluso il
responsabile del Forum Ict del Partito democratico – mi aspetto che
il ministro Romani trasmetta senza ulteriori ritardi all'Ue il
disciplinare di gara, ultimo passaggio necessario prima della sua
pubblicazione".

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