Il Papa “benedice” Facebook: “Ma non sia un mondo parallelo”

In occasione della 45° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali Benedetto XVI evidenzia come i social network offrano nuove opportunità di dialogo. E ricorda: “C’è un modo cristiano di essere presenti sul Web”

Pubblicato il 24 Gen 2011

I social network», a cui sempre più persone, soprattutto giovani,
partecipano su Internet, offrono nuove opportunità di
“condivisione” quindi di “dialogo, scambio, solidarietà e
creazione di relazioni positive”. Occorre però “evitarne i
pericoli», quali “il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo,
o l'eccessiva esposizione al mondo virtuale”. È quanto
afferma Benedetto XVI nel suo messaggio per la 45/a Giornata
mondiale delle Comunicazioni sociali, sul tema “Verità, annuncio
e autenticità di vita nell'era digitale”.

Secondo il Pontefice “come ogni altro frutto dell'ingegno
umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere
poste al servizio del bene integrale della persona e
dell'umanità intera e se usate saggiamente, esse possono
contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di
unità che rimane l'aspirazione più profonda dell'essere
umano”. Allo stesso tempo Benedetto XVI riconosce che esistono
“alcuni limiti tipici della comunicazione digitale: la
parzialità dell'interazione, la tendenza a comunicare solo
alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in
una sorta di costruzione dell'immagine di sé, che può
indulgere all'autocompiacimento”.

“Il coinvolgimento sempre maggiore nella pubblica arena digitale,
quella creata dai cosiddetti social network, conduce a stabilire
nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione
di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della
correttezza del proprio agire, ma anche dell'autenticità del
proprio essere”.
“La presenza in questi spazi virtuali – prosegue – può essere il
segno di una ricerca autentica di incontro personale con
l'altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il
rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l'eccessiva
esposizione al mondo virtuale”.

In questo contesto il Pontefice riconosce che esiste uno “stile
cristiano” di presenza nel mondo digitale, stile che “si
concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta,
responsabile e rispettosa dell'altro.

“Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non
solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme
dei diversi mezzi – sottolinea poi – ma anche testimoniare con
coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare,
scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il
Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma
esplicita”.
Ratzinger invita dunque ad “essere consapevoli che la verità che
cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua
popolarità o dalla quantità di attenzione che riceve”.

“Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità – avverte –
piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari
annacquandola”.
In ogni caso, Benedetto XVI invita “i cristiani ad unirsi con
fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di
rapporti che l'era digitale ha reso possibile" e questo”
non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti
“ma perché questa rete è parte integrante della vita umana”.

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