Il Pd: alle tv locali le frequenze di Rai e Mediaset

Eliminazione di due multiplex dal beauty contest e autorizzazione a utilizzare i multiplex Dvbh (tv mobile) per la tv da antenna fissa: sono i due perni su cui si articola la controproposta al governo per sbloccare l’impasse delle gare. Gentiloni: “Così rendiamo disponibile una risorsa preziosa”

Pubblicato il 09 Giu 2011

Due gare, ma nessuna frequenza libera. Una sintesi che si addice al
pasticcio che attanaglia la gestione dello spettro italiano – un
beauty contest che non decolla, un'asta da cui il governo vuol
ricavare 2,4 miliardi – e che il Pd rivolta per lanciare una serie
di controproposte in grado di sbloccare l'impasse. Del resto
oggi è stato un commissario Agcom, Nicola D'Angelo, a lanciare
l'allarme: "Le frequenze non sono libere e non so chi se
le compra. Speriamo si riesca a liberarle. Non si è fatto il
beauty contest per il dividendo digitale interno. Ora si rischia di
non fare nemmeno l'asta per il dividendo esterno".

Le frequenze destinate al beauty contest sono occupate dalle
emittenti nazionali. Mentre tutte le frequenze della banda 800 Mhz,
quella su cui si trovano i canali 61-69 destinati all'asta a
favore delle telco, sono infatti occupate dalle emittenti locali
che minacciano di non liberare le frequenze se non verrà aumentato
(a 720 milioni) l'incentivo previsto dalla legge di stabilità
(il 10%, cioè 240 milioni).
Un "ingorgo spettrale", lo definisce l'ex ministro
delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, attuale
responsabile delle politiche per l'innovazione del Pd. Le
soluzioni, dice Gentiloni, ci sono: "È possibile immaginare
soluzioni tecniche che favoriscano la liberazione dello spettro e
rendano disponibile una risorsa preziosa per tutti i cittadini
senza penalizzare gli 'stakeholder'".

La prima proposta prevede un intervento a costo
zero "a favore dell'emittenza locale, in grado di
riconoscere loro lo status di operatori di rete (che formalmente
già hanno) e di consentire la cessione di capacità trasmissiva a
fornitori di contenuti nazionali" (pratica attualmente
impossibile): il nuovo regolamento dovrebbe prevedere che
l'obbligo di irradiare 6 programmi a possa essere ottenuto
"sia con contenuti propri sia con contenuti di altri fornitori
anche nazionali". Inoltre dovrebbe essere rimosso il vincolo a
non cedere capacità trasmissiva a fornitori di contenuti nazionali
controllati da o collegati con gli operatori di rete tv
nazionale".
Un secondo intervento consiste nel "ridurre
il numero di multiplex destinati all'emittenza nazionale":
il piano Agcom va riscritto "riducendo il numero di reti
nazionali e locali nella proporzione 'aurea' di 2/3 per le
nazionali e di 1/3 per le locali".

In particolare la proposta alternativa del Pd prevede
"l'eliminazione del Lotto B dalla gara
del beauty contest". Si tratta di due multiplex ai quale
possono aspirare tutti gli operatori ma che, "per la natura
stessa degli elementi di giudizio di un beauty contest, vedrebbe
particolarmente avvantaggiati Rai e Mediaset".

L'eliminazione del lotto B dalla gara consentirebbe, dice il
Pd, "il recupero di due multiplex di piano e ridurrebbe a 23
il numero di reti nazionali". Contemporaneamente andrebbe
eliminato immediatamente il vincolo d'uso sulle frequenze Dvbh
(ricezione mobile) che costringe l'assegnatario a utilizzare
una specifica tecnologia per il servizio tv in mobilità, in via di
scomparsa, e non tiene conto dei principi di una gestione neutrale
dello spettro.

L'eliminazione del vincolo consentirebbe a Mediaset, Rai e H3G
di utilizzare le frequenze già assegnate come legacy Dvbh anche
per altre tecnologie, in particolare per il Dvbt (ricezione
televisiva da antenna fissa): questo riporterebbe a 5 il numero di
multiplex a disposizione di Rai e Mediaset.
Recuperando i due multiplex del lotto B "sarebbe possibile
ripianificare le frequenze nel rispetto delle leggi e distribuendo
il carico della ristrutturazione dello spettro tra emittenti
nazionali e locali in modo equo e non discriminatorio".
L'eliminazione del lotto B consentirebbe infatti di
"ridurre a 23 i multiplex nazionali e incrementare a 12 i
multiplex locali certamente disponibili in ogni area tecnica,
specialmente in quelle critiche".

Per quanto riguarda le strategie per la gestione dello
spettro
il Pd propone che pianificazione, monitoraggio,
coordinamento internazionale siano " effettuati da
Agcom". Il ministero "potrà invece concentrarsi sulla
politica industriale". Ancora, viene proposta la ripresa di
una Spectrum Review italiana, lasciata cadere
dall'attuale governo, con la realizzazione di un catasto delle
frequenze e delle infrastrutture e delle attività di coordinamento
internazionale. Il compito dovrebbe essere affidato al team di
gestione dello spettro di Agcom.

Infine, la proposta prevede che lo spettro venga
pagato, sia in fase di assegnazione iniziale (con
asta o beauty contest con entry fee, che durante l'uso per
mezzo di tariffe incentivanti. La "entry free e gli Aip sono
definiti in base alla qualità dello spettro e allae
caratteristiche dei diritti d'uso: se previsto
nell'assegnazione iniziale è auspicabile il mercato secondario
dello spettro".

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