«Un’azienda multimediale» con una crescita progressiva dei
ricavi da servizi web rispetto alla tradizionale carta:
Alberto Cappellini, da maggio amministratore delegato di
Seat Pagine Gialle, ha le idee chiare. Per riemergere dal
buco nero in cui l’hanno precipitata anni di spericolate (per
usare un eufemismo) manovre finanziare, deve tornare a fare
business. Che oggi significa sfruttare al massimo le potenzialità
del web in integrazione con la carta. In pochi mesi la sterzata
c’è già stata. Lo dimostrano i 180 “web Point
PagineGialle.it” messi in piedi in tutta Italia. L’ex gallina
dalle uova d’oro vuole covare sul web.
Perché questa svolta?
Il mercato delle directory è cambiato, chiede soluzioni capaci di
far fruire lo stesso prodotto su carta, via web, in mobilità. Le
piattaforme devono essere complementari. Ed è proprio su questo
che stiamo lavorando. Diventare un’azienda multimediale non è
facile, sono il primo a dirlo, ma questo è l’obiettivo.
Per Seat è una rivoluzione.
Di sicuro è una trasformazione molto importante. Implica pensare
diversamente il nostro lavoro, agire in modo nuovo. Abbiamo una
rete di 2.000 persone che sono in grado di contattare circa 2
milioni di imprese all’anno di cui 500.000 sono già nostri
partner. Di essi, 200.000 investono sui nostri servizi online. È
il segno che il web per noi è già un mercato molto importante. I
sito paginegialle.it ha un traffico di 11 milioni di user al mese:
siamo dodicesimi in classifica.
Siete ancora soprattutto una tigre di carta.
Su un miliardo di euro di fatturato, la carta rappresenta circa il
70%. Ma non dobbiamo dimenticare che è da lì che siamo partiti e
che questo è da sempre il nostro punto di forza. Abbiamo 2,5
miliardi di consultazioni l’anno sulla carta. Però, con 200
milioni di ricavi l’online rappresenta il 20% del nostro
fatturato. Il resto ci viene dai servizi voice del 1240 e
892424.
Vi accontentate dello schema 70/20/10?
Assolutamente no. Vogliamo fare crescere sensibilmente il peso
della parte online. I primi risultati cominciamo ad averli: nei
primi 9 mesi del 2009 la voce online è cresciuta al ritmo del 30%:
partendo da una cifra già significativa.
Come pensate di crescere ancora?
Investendo molto nella parte commerciale come mostra il progetto
dei WebPoint. Sono agenzie sparse su tutto il territorio che hanno
competenza e capacità di gestire, oltre alla carta e il voice,
anche vere e proprie campagne di web marketing. Abbiamo introdotto
figure professionali di web consultung in grado di proporre e
realizzare siti chiavi in mano per i nostri clienti completi di
tutto: dai contenuti alle soluzioni per la navigabilità. Siamo in
grado di fare siti in 22 lingue. Aiutiamo le Pmi italiane ad
utilizzare il web come strumento di business e ad allargare i
propri mercati anche all’estero. Tenga presente che oggi appena
il 30% delle Pmi ha un sito.
Le altre non ne sentono l’esigenza.
È anche questo un segno del digital divide italiano, che non è
fatto solo di infrastrutture ma anche di un gap di cultura
digitale. Da questo punto di vista andrebbero individuati incentivi
economici e fiscali alle Pmi che investono per mettersi in rete,
magari in partnership fra loro.
Ballate da soli o pensate ad alleanze?
Contattiamo circa due milioni di piccole e medie imprese italiane
all’anno: non so chi altro può vantare una presenza così
capillare su questo mercato. Detto questo, uno dei nostri obiettivi
è sviluppare partnership strategiche e operative, sia con player
che possono condividere con noi una clientela di Pmi, sia con
imprese dotate di infrastrutture tecnologiche.
Solo Pmi?
Niente affatto. Con la grande impresa ci sono spazi nell’ambito
di progetti specifici. Ma vedo un significativo potenziale di
crescita soprattutto nella PA.
Le Pagine Gialle della PA?
Penso, ad esempio, a guide pratiche sui servizi pubblici da
distribuire ai cittadini. Possiamo fornire le nostre competenze
editoriali, di stampa, di distribuzione sia sulla carta sia sul
web. Pacchetti chiavi in mano. Già abbiam esperienze significative
nella sanità. Pensiamo di allargarle all’energia e ad altri
settori.