Obiettivo: 3,3 miliardi di dollari. E’ il target che si propone
LinkedIn, il noto network online di professionisti che si prepara
questo mese all’Ipo, come rivelano oggi il Financial Times e il
Wall Street Journal, aggiungendo che Reid Hoffman, presidente e
co-fondatore della società, venderà alcune azioni nell’Ipo,
riducendo la sua partecipazione dal 21,2% al 20,1%. Si tratta di
una fetta di LinkedIn che vale comunque 660 milioni di dollari,
considerando la parte alta della forchetta di prezzo rivelata ieri,
ovvero 32-35 dollari per azione. Ad Hoffman resterà inoltre il
21,7% dei diritti di voto.
A un prezzo di mercato di 3,3 miliardi di dollari, LinkedIn
verrebbe valutata 13 volte di più delle sue revenues dello scorso
anno (243 milioni di dollari): una bella moltiplicazione, se
paragonata alle quotazioni delle aziende non di Internet, ma non
paragonabile ad altre valutazioni di alto profilo, come quella di
Facebook, valutata dagli investitori privati 32 volte più delle
vendite stimate del 2010, o di Renren, il sito di networking cinese
che si è quotato la scorsa settimana a un prezzo di 6,7 miliardi
di dollari, ovvero 90 volte le vendite del 2010.
La valutazione meno sensazionale di LinkedIn è un riflesso della
sua strategia di nicchia, commenta oggi il Financial Times. Le sue
attività che generano revenue, che includono gli abbonamenti
premium e gli accordi di recruiting con aziende e società di
headhunting, hanno margini inferiori rispetto alle attività dei
concorrenti, per esempio gli accordi di Facebook con le società
dell’online gaming. Tuttavia, gli investitori potrebbero vedere
il business di LinkedIn come più sostenibile, perché meno
dipendente dalla moda e dai gusti di un’audience molto giovane:
insomma, non ci sarebbe lo stesso rischio-bolla che alcuni analisti
temono per Facebook e altre società di Internet.