L’affermarsi di piattaforme distributive innovative per la Tv sta modificando i modelli di consumo da parte degli utenti finali, che diventano sempre più personalizzati e meno standardizzati in termini di fruizione di servizi, contenuti e pubblicità. Il risultato è che le tradizionali fonti di ricavi – pubblicità dei canali terresti e canone Tv – stanno prendendo terreno rispetto alle risorse da pay Tv e pubblicità digitale. Nel 2012 il multichannel rappresenta il 56% dei valore del mercato, oltre 53 miliardi.
È quanto emerge dal rapporto “Turning digital” di ITMedia Consulting, presentato oggi a Roma, secondo cui a causa delle crisi crisi di consumi e investimenti, i ricavi pubblicitari del settore sono scesi quasi del 4% nel 2012, a 31 miliardi, nonostante il richiamo di due importanti eventi nel corso dell’anno, il campionato di calcio Euro 2012 e le Olimpiadi di Londra.
Come ogni altro settore, anche la tv ha sofferto a causa del contesto economico, e nel 2012 il mercato televisivo è cresciuto di un modesto 0,9%, rispetto al 2,7% nel 2011, raggiungendo un valore di 95.1 miliardi, una crescita del 44% dal 2001, anno in cui ITMedia Consulting ha iniziato a monitorare il mercato, a un tasso medio annuo del 3,4%.
Nel dettaglio, la pay tv rallenta la sua corsa. In ogni caso, con un +3,7% è il segmento più vivace del mercato, con un valore di quasi 43 miliardi. Il canone tv vale poco meno di 21 miliardi e conferma il peso decrescente nell’economia del settore.
Contestualmente, i classici modelli di broadcasting sono esposti a un processo di ampliamento dello scenario competitivo tradizionale, principalmente a causa dell’evoluzione tecnologica.
D’altronde la digitalizzazione delle abitazioni europee continua senza sosta: alla fine del 2012 il 91% delle abitazioni tv in Europa occidentale riceveva la tv digitale. Il totale, 165 milioni di abitazioni, supera di quasi 10 milioni il valore dell’anno precedente. La distribuzione tra infrastrutture digitali, però, è rimasta sostanzialmente invariata. In seguito agli ultimi switch off, la ricezione digitale terrestre risulta la prima tra le forme di ricezione televisiva, con una quota del 36%. Segue a breve distanza il satellite, utilizzato da quasi 53 milioni di famiglie, quindi il cavo digitale (36 milioni di abitazioni, pari al 22% del totale), mentre l’IPTV ha fatto registrare il tasso di crescita più veloce: +15%, pari a 3,2 milioni di nuove abitazioni Iptv.
Dopo gli ultimi switch off, la maggior parte delle abitazioni europee approfitta dei vantaggi della tv digitale. Tra questi, l’alta definizione è già diventata parte dell’offerta standard nella maggior parte dei paesi. Il prossimo stadio sarà la Ultra High Definition tv, che consente una risoluzione dell’immagine tra le 4 e le 8 volte superiore.
“Il settore televisivo, sia in chiaro che pay, sta emergendo da uno dei momenti più difficili della sua storia – si legge nel report – Non solo la crisi economica ha ridotto le risorse che affluiscono al sistema, ma vi sono anche tendenze strutturali che minacciano di sopraffare gli operatori che non abbracceranno – e non accelereranno la propria trasformazione digitale verso una prospettiva multipiattaform”.
In pochi anni, la collisione tra domanda dei consumatori e innovazione tecnologica ha alterato drammaticamente il panorama del settore televisivo. I consumatori si stanno allontanando dalla visione lineare della tv per dirigersi verso un mondo multiscreen.
“Siamo entrati in una nuova era, nella quale se la tv rimane lo schermo privilegiato per il consumo video, nel lungo periodo la frammentazione della fruizione metterà a rischio i tradizionali modelli business in una nuova fusione tra media – spiega lo studio – Se il contenuto continua ad essere il re, acquista sempre maggior importanza il contesto. In altre parole, l’intera esperienza del consumatore deve essere tenuta in considerazione”.
Quindi offrire un servizio convincente multi schermo e multi dispositivo è cruciale per un’offerta Ott. I nuovi attori di successo, come Netflix, si sono dimostrati molto abili in quest’ambito, e anche su questo fondano il loro esito. E questa diventa ora una priorità anche per i broadcaster.
I broadcaster tradizionali negli ultimi mesi non sono stati a guardare e hanno investito in contenuti online e distribuzione multi schermo: i siti degli stessi operatori TV sono tra i più visitati per il consumo di video in molti paesi europei.
“Il settore televisivo ha dimostrato capacità di recupero rispetto a un ecosistema dinamico – conclude il report – Il settore nel complesso tiene: in media il consumo di tv lineare è in aumento in quasi tutti i paesi europei. Ma la rivoluzione digitale e l’avvento della visione connessa sta modificando radicalmente le regole del gioco”.