Riuscirà la nuova legge francese anti-pirateria sul web a salvare
l’industria discografica dalla crisi delle vendite? Non secondo
Giampiero Martinotti di Repubblica, per il quale la legge nasce
già “vecchia”: il testo “si trascina da mesi, censurato
prima dell’estate dal Consiglio costituzionale e oggi rivisto e
corretto. Ma anche se la nuova legge entrerà in vigore,
difficilmente riuscirà a salvare l’industria discografica dal
naufragio. I dati del primo semestre del mercato francese
dimostrano infatti l’impossibilità di bloccare l’emorragia in
atto da anni: le vendite sono diminuite ancora del 17,8% a 229
milioni di euro, 50 in meno rispetto all’anno scorso. Crollano
ancora una volta le vendite su supporti fisici (Cd, Dvd), in calo
del 21%, ma il ‘download’ legale segna il passo: è salito di
appena il 3,3%, ben lontano dall’incremento del 56% che era stato
registrato tra gennaio e giugno 2008.
Le vendite di suonerie per i telefonini sono passate di moda e il
loro valore è stato più che dimezzato, mentre va bene solo lo
streaming, il cui modello economico resta fragile, visto che chi
ascolta non paga e le uniche entrate sono quelle pubblicitarie”.
Insomma: “La legge che crea un’Authority chiamata a punire i
pirati, ai quali i giudici potranno tagliare l’abbonamento a
Internet, sembra già un po’ vecchia rispetto alle evoluzioni
tecnologiche”. Anche per questo il ministro della Cultura
Frederic Mitterand ha voluto contemporaneamente una missione
chiamata “Creazione e Internet” che dovrà rapidamente indicare
delle ipotesi per sviluppare lo scaricamento legale e lo streaming
in abbonamento. Come conclude Martinotti, “Dovrà insomma
riuscire ad estrarre dal cappello quel magico coniglio che
l’industria discografica cerca senza sosta (e senza alcun
risultato concreto) da quando l’Mp3 e l’iPod hanno
rivoluzionato l’ascolto della musica”.