IL PROVVEDIMENTO

La mano dura dell’Australia: “Facebook e Google paghino gli editori”

Dopo una prima ipotesi di accordo fra le parti, il Governo ha deciso di procedere con l’imposizione del pagamento di fees a chi produce contenuti online. Entro luglio la messa a punto, da parte dell’Antitrust, di un codice di condotta obbligatorio. Sanzioni per chi non rispetterà le nuove regole

Pubblicato il 21 Apr 2020

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Il governo australiano ha ordinato all’Antitrust di stilare un codice di condotta obbligatorio per le piattaforme social e i big del tech. L’obiettivo è regolare i rapporti di questo settore con l’editoria in modo tale che le grandi piattaforme come Facebook e Google paghino per i contenuti che pubblicano.

Secondo il ministro del Tesoro federale australiano, Josh Frydenberg “il codice di condotta obbligatorio servirà ad assicurare una parità di condizioni” richiedendo alle grandi piattaforme digitali come Facebook e Google “di pagare gli editori di giornali per i contenuti che producono”. Secondo Frydenberg “è giusto che coloro che producono dei contenuti vengano pagati per questo”.

All’inizio l’Antitrust australiano, la Australian Competition and Consumer Commission (Accc), era stato incaricato di sviluppare un codice di condotta su base volontaria, che affrontasse lo squilibrio di potere contrattuale tra i giganti digitali e i media tradizionali. Tuttavia, l’Accc ha suggerito al governo che raggiungere un accordo volontario sull’aspetto cruciale del pagamento per i contenuti sarebbe stato “alquanto improbabile”.

Il codice di condotta obbligatorio coprirà una serie di problemi tra i quali la condivisione dei dati, la classificazione degli articoli online e la condivisione dei guadagni generati dalle notizie. Per i soggetti che non si adegueranno e non applicheranno il codice saranno previste delle sanzioni e sarà incluso anche un procedimento vincolante per la risoluzione delle controversie.

I negoziati per la stesura di un codice volontario avrebbero dovuto durare fino a novembre, tuttavia la crisi del coronavirus ha spinto il governo australiano a indirizzare l’Accc verso una differente strategia, chiedendogli di realizzare invece un codice obbligatorio.

Secondo il ministro per le comunicazion Paul Fletcher il Covid-19 ha esacerbato i problemi finanziari nel settore dei media e questa è una delle ragioni che hanno spinto al cambiamento di direzione repentino da parte di Canberra. “Le aziende nel settore dei media – ha detto Fletcher – si trovano ad affrontare una forte pressione finanziaria e il coronavirus ha portato a una brusca flessione delle entrate pubblicitarie di tutto il settore. Le piattaforme digitali devono fare di più per migliorare la trasparenza delle loro operazioni nei confronti degli operatori dei mezzi di informazione in quanto hanno un impatto significativo sulla capacità degli editori di costruire e mantenere un pubblico e ricavare risorse dal contenuto che producono”.

La decisione scaturisce anche della risposta che il governo australiano sta dando alla iomportante indagine condotta dall’Acc sul dominio delle piattaforme digitali nel settore dell’informazione e non solo, pubblicata l’anno scorso. La prima bozza del codice di condotta obbligatoria sarà rilasciato per la consultazione entro la fine di luglio.

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