La tv di Stato rischia una multa da 90 milioni di euro: sotto
accusa, il continuo criptaggio dei suoi programmi sul satellite, in
contrasto con le norme del servizio pubblico. “Un colpo fatale
per le casse della Rai a dir poco snellite dalla crisi e dal crollo
della pubblicità”, nota Denise Pardo de L’Espresso. “Si
tratterebbe del 3% del fatturato della televisione pubblica”.
L’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
presieduta da Corrado Calabrò, infliggerebbe la pesante sanzione
pecuniaria nel caso fossero accertate “irregolarità nei
procedimenti seguiti all’uscita della Rai dalla piattaforma di
Sky Italia”, spiega la Pardo. “Al momento, si tratta di
un’istruttoria. Ma il documento dell’Ufficio legale Rai mostra
bene la preoccupazione nei riguardi della faccenda”: l’Agcom
chiede urgentemente “informazioni ed elementi utili ulteriori a
quelli già emersi nel corso della preistruttoria”, ovvero,
secondo la giornalista de L’Espresso, si cercano “pezze
d’appoggio più forti di quelle che non sono riuscite ad evitare
l’apertura dell’istruttoria”. Tutta colpa della disdetta del
contratto che legava viale Mazzini a Sky Italia, spiega la Pardo:
“La Rai, dopo aver fondato Tivùsat (la nuova piattaforma con
Mediaset, La7 e Telecom), ha rifiutato l’offerta di Sky di 350
milioni spalmati in sette anni per trasmettere i canali di viale
Mazzini e di altri 50 milioni circa per la pubblicità: un favore a
Mediaset, nel bel mezzo del passaggio dall’analogico al digitale
terrestre. Così è entrata nell’occhio del ciclone degli
accertamenti dell’Autorità, anche a causa di una denuncia
dell’associazione dei consumatori Altroconsumo”.
L’Agcom avrebbe riscontrato alcune “criticità” nell’avvio
delle trasmissioni di Tivùsat sotto il profilo del rispetto degli
obblighi del servizio pubblico, perché non sarebbe stata data
informazione agli abbonati Rai dell’impossibilità, a partire dal
1 agosto 2009, di vedere integralmente i tre canali generalisti di
servizio pubblico sulla piattaforma di Sky Italia. Non solo. Viale
Mazzini avrebbe operato un “eccesso di criptaggio nell’ultimo
periodo (oscurando all’improvviso molte trasmissioni)”.
Conclude l’Agcom: “Le modalità messe in atto per garantire
l’universalità del servizio pubblico non apparirebbero
rispettose del contratto di servizio”, come riporta ancora la
Pardo. Se il garante riscontrerà “infrazioni gravi
dell’obbligo del servizio pubblico”, scatterà la sanzione
“pesantissima”.