Inaccettabili. Così definisce la Ue le modifiche effettuate da
Facebook che hanno reso pubblici senza consenso i profili degli
utenti prima invisibili ai motori di ricerca.
A protestare tramite una lettera con il social network è stato il
gruppo di lavoro sulla privacy, Articolo 29, che riunisce i garanti
dei 27 e fa da consigliere per la Commissione Ue per tutte le
questioni che riguardano la protezione dei dati dei cittadini
Ue.
Nella lettera i “guardiani” della privacy ricordano a Facebook
che gli utenti “devono dare liberamente e senza ambiguità il
loro consenso alla pubblicazione dei dati personali”, che
consentono ai motori di ricerca di trovare i loro profili.
Al contrario il social network ha reso pubblici i dati degli utenti
“di default e solo qualche giorno dopo un'audizione proprio
con il gruppo Articolo 29”. Una “modifica inaccettabile”,
concludono, perché i profili degli utenti dovrebbero essere
nascosti ai
motori di ricerca salvo consenso esplicito.
La lettera di Articolo 29 rappresenta solo una delle ultime voci
che si uniscono al coro di protesta sulle politiche privacy attuate
dal sito fondato da Mark Zuckerberg. Il primo governo a mettere in
campo una serie di indagini è stato quello canadese:
l'authority per la privacy ha aperto un'indagine che punta
a monitorare il network ed eventualmente a intraprendere azioni.