IL CASO

L’aut aut della Russia: “Google non dia visibilità alle proteste di piazza”

Il garante della Comunicazioni contesta il fatto che diversi canali di Youtube stiano acquistando notifiche push e altri strumenti di advertising per diffondere video e informazioni che riguardano attività considerate illegali. Il rifiuto di Mountain View equivarrebbe a “un’influenza ostile oltre che un’azione di ostruzionismo alle elezioni democratiche nel Paese”

Pubblicato il 12 Ago 2019

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Il garante delle comunicazioni russo ha chiesto a Google di non dare visibilità su Youtube a “eventi di massa illegali”. Gli eventi in questione sarebbero le manifestazioni di protesta di decine di migliaia di cittadini russi, scesi in piazza nelle ultime settimane per chiedere l’accesso a libere elezioni comunali a Mosca anche per i candidati dell’opposizione esclusi dalla commissione elettorale. Si tratta di una delle più imponenti iniziative di piazza degli ultimi otto anni, e il Roskomnadzor (Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa), contesta a Google il fatto che diversi canali di Youtube stiano acquistando notifiche push e altri strumenti di advertising per diffondere video e informazioni che riguardano per l’appunto attività considerate illegali dal governo.

L’autorità – riporta Reuters – ha precisato che la Russia considererà un eventuale fallimento di Google nell’esaudire la richiesta come “un’interferenza nei suoi affari nazionali” e “un’influenza ostile oltre che un’azione di ostruzionismo alle elezioni democratiche nel Paese”. Se la compagnia non prenderà le adeguate misure per prevenire la promozione degli eventi sulle proprie piattaforme, la Russia si riserverà il diritto di rispondere in modo appropriato, ha dichiarato il Roscomnadzor senza entrare nei dettagli.

Negli ultimi cinque anni, ricorda Reuters, il governo russo ha introdotto norme sempre stringenti per i motori di ricerca, imponendo alle società titolari l’obbligo di condividere con i servizi segreti le chiavi crittografiche dei social network. A fine 2018, per esempio, la Russia ha comminato a Google una multa da 500 mila rubli (circa 7.600 dollari) per non aver rimosso alcune voci dai risultati di ricerca. Nel corso dell’anno, Mountain View ha eliminato da Youtube un messaggio pubblicitario del leader dell’opposizione Alexei Navalny dopo la contestazione da parte delle autorità che il video violava una legge che proibisce iniziative di campagna elettorale prima del voto per l’elezione dei governatori regionali.

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