Google nel mirino della Ue. Le autorità di controllo europee
stanno prendendo in considerazione i ricorsi pervenuti per pratiche
anti-competitive nei servizi di ricerca su Internet che possano
configurarsi come abusi di posizione dominante. Ad annunciarlo il
commissario alla Competizione Joaquin Almunia, che però non ha
fatto il nome dell’azienda. Trattandosi, però, del primo
commento pubblico di Almunia sulla vicenda antitrust da quando tre
società online hanno avanzato un reclamo contro Google lo scorso
febbraio, si pensa che la Ue stia proprio vigilando
sull'azienda californiana.
"I miei uffici stanno attualmente occupandosi di alcune accuse
di condotta anti-competitiva nel campo dei motori di ricerca – ha
precisato Almunia -. Il lavoro è a una fase appena iniziale, ma
data l'importanza del settore, sto dando al dossier la massima
attenzione".
In febbraio il sito britannico di comparazione dei prezzi Foundem e
il motore di ricerca francese in campo legale ejustice.fr avevano
accusato Google di produrre algoritmi di ricerca che escludessero
questi siti, perché visti come potenziali concorrenti. Analoga
richiesta era stata avanzata dia Microsoft per il suo servizio Ciao
from Bing. Google, dal canto suo, ha sempre negato di aver fatto
qualcosa di scorretto.
"Se una compagnia assume una posizione dominante sul mercato
– conclude Almunia – c'è il rischio che utilizzi tale
posizione per chiudere altri mercati". La Commissione Europea
può multare le compagnie che infrangono le norme antitrust
dell'Unione con multe fino al 10% del fatturato globale
prodotto.
In attesa che la Ue scopra le carte, il motore di ricerca tiene
d’occhio anche un altro fronte, ancora più caldo, quello cinese.
Mountain View è infatti in attesa della decisione sul rinnovo
della propria licenza da parte delle autorità di Pechino,
necessaria per operare nel maggiore mercato Internet mondiale.
“La licenza di esercizio è sempre valida perché il governo non
l'ha mai revocata e vale fino al 2012 – fanno sapere
dall’azienda – ma ha bisogno di essere aggiornata ogni
anno". Un responsabile del ministero dell'Industria e
Tecnologie dell'informazione, principale authority cinese per
la rete, ha precisato che la domanda di Google "è ancora al
vaglio".