“E’ il momento di costruire un level playing field fiscale e regolamentare”, che sia uguale per l’industria dei media tradizionali e per i colossi del Web e dello streaming. Su questo la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen si sta dimostrando “consapevole dell’urgenza di ristabilire una sovranità culturale e digitale europea”. Lo ha detto il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, intervenendo oggi all’assemblea degli azionisti 2020, lamentando la “totale non correttezza e disparità concorrenziale” che si sarebbe verificata fino a oggi a vantaggio delle Internet company, “che dalla crisi hanno solo guadagnato” e che si sono messi in competizione con i player tradizionali “per l’attenzione degli utenti e per gli investimenti pubblicitari”. “Ma i loro fatturati – sottolinea il presidente di Mediaset – spinti spesso da disinformazione e sensazionalismo informativo, sono cresciuti mentre i nostri si sono contratti. Per non parlare delle tasse, che in Europa continuano a non pagare”.
Confalonieri intravede però dei segnali incoraggianti: “Qualcosa di importante nell’Europa post-Covid si muove, e stanno cadendo tabù consolidati”, aggiunge, facendo riferimento alle posizioni assunte dai commissari Paolo Gentiloni, Margrethe Vestager e Thierry Breton su temi come il dumping fiscale, la web tax e le nuove regole per il settore media in Europa. “Vecchi tabù sono stati abbattuti – aggiunge – e questo è il presupposto per la riscossa del nostro continente. Ci si è resi conto del ruolo cruciale dei media europei, sia in termini economici che culturali, rimessi al centro del dibattito”.
Quanto alla nascita di MediaForEurope, Confalonieri ha sottolineato come recentemente abbiano manifestato interesse verso il progetto sia investitori finanziari sia gruppi attivi nel settore dei media: “Nelle ultime settimane, anche durante l’emergenza sanitaria, abbiamo ricevuto molto interesse da parte di investitori finanziari e partner industriali, per le prospettive che questa nuova dimensione potrebbe aprire – afferma – Dopo oltre un anno dall’annuncio di Mfe, siamo ancora più convinti della necessità e della bontà di questo progetto. Il periodo di lock-down forzato ha costretto tutti noi a vivere di più in casa e ha inevitabilmente accelerato cambiamenti nello stile e nelle modalità di intrattenimento delle persone. Non solo in Italia ma ovunque nel mondo – prosegue – oggi le aziende dei media accettano di essere maggiormente pervase dalla tecnologia oppure sono destinate a rimanere ai margini. La tecnologia è per sua stessa natura scalabile e forse proprio questa sua qualità rappresenta uno dei suoi evidenti pregi. Non si tratta solo di fare risparmi o efficienze, in realtà si tratta di intraprendere un percorso di opportunità nuove e di possibilità di crescita, oggi non perseguibili rimanendo locali”.
Infine la battaglia legale con Vivendi: l’atteggiamento del socio francese è stato secondo il presidente di Mediaset “un esempio negativo di campagna malriuscita per la conquista ostile di un’azienda”. “Una contesa – secondo il presidente – nata da una violazione del nostro buon diritto, che ci ha inferto grossi danni, bloccato per molto tempo una parte del nostro capitale e che oggi frena un sacrosanto diritto al nostro sviluppo”. Il contenzioso rappresenta per Mediaset, conclude Confalonieri, “Una gigantesca perdita di tempo e di soldi, che si risolverà in Tribunale”.