Rivoluzione in casa Mediaset: l’azienda guidata da Fedele
Confalonieri ha deciso, scrive Stefano Carli sul supplemento di
Repubblica Affari & Finanza, “che il suo futuro è la pay tv” e
che “questo futuro passa per Internet e senza bisogno di fare
accordi con Telecom Italia”.
Stando ai “si dice”, Mediaset, dopo aver chiesto ad alcune
società di consulenza strategica di stendere un piano dettagliato
di sviluppo per la sua pay tv di qui a novembre 2010, avrebbe già
assegnato ad Accenture il progetto per far sbarcare Mediaset su
Internet. “E ci sarebbe anche un nome più o meno ufficiale:
Cube”, continua Carli. L’obiettivo numero uno è “rafforzare
Premium, l’offerta a pagamento di Mediaset sul digitale
terrestre”, fidelizzando gli attuali utenti e conquistandone di
nuovi.
Due le caratteristiche fondamentali della proposta di tv on demand
via web: “La prima è la cosiddetta catch up tv: una specie di
videoregistratore online”, spiega Carli. “La seconda è la
proposizione di un catalogo di contenuti (film, serie tv) da cui
poter ‘pescare’ a piacimento in qualsiasi momento. C’è anche
una fase due, un po’ più in là nel tempo: realizzare una specie
di vero e proprio iPod online per la tv”, con cui gli utenti
saranno in grado di creare una playlist personalizzata di
contenuti, organizzarli e riceverli a casa o anche sul cellulare.
Condizione esplicitamente scritta nel piano è che questo servizio
viaggi sì su Internet, ma che sia una rete a banda larga
“un-managed”, cioè non gestita, “ossia senza fare accordi
con le telecom”, sottolinea Carli. Che spiega: “Mediaset
potrebbe fare queste stesse cose sulla rete Iptv di Telecom Italia
o di Fastweb oppure di Wind.
Le telecom ci hanno sperato a lungo. Ma Mediaset vuole fare da
sola”. I motivi sono diversi. Innanzitutto, non lasciare neanche
una quota minima di ricavi alle telecom, come avviene nella Iptv
col modello del revenue sharing in cambio del trasporto del segnale
a qualità garantita. E’ possibile anche che Mediaset non creda
fino in fondo nel futuro della Iptv. Ma soprattutto potrebbe non
voler dividere con le telecom i profili di consumo degli utenti,
“che valgono oro se venduti al mercato pubblicitario”. Certo,
il rischio di “ballare da sola” è grosso, continua Carli:
“Senza il coinvolgimento delle telecom, la rete potrebbe
collassare, se il progetto Cube avesse successo, così come è
collassata quella britannica dopo che la Bbc ha messo online i suoi
palinsesti”.
“La sola grande certezza è che Mediaset ha fretta. E tanta.
Perché? Forse perché lo scenario del mercato tv è radicalmente
mutato e le sta sfuggendo di mano”, continua Affari & Finanza. Il
passaggio al digitale terrestre ha fatto riguadagnare ascolti alla
Rai. Il satellite di Sky continua a crescere e persino La7 passa
sempre più spesso la quota del 5% di share. Soprattutto, Cologno
Monzese è preoccupata dal fatto che “fa sempre più fatica a
portare in cassa i ricchi investimenti in spot dei prodotti di
fascia medio alta”, che si stanno spostando sui canali Sky. Il
futuro sviluppo dell’alta definizione, inoltre, potrà viaggiare
solo via satellite o Iptv. Per Mediaset la conclusione è chiara:
il futuro della pay tv è su Internet, e bisogna arrivarci presto,
senza pagare dazi a nessuno. “E le telecom?”, si chiede
Carli.
“Per ora stanno a guardare. Con molta cautela e parecchia
preoccupazione. Il progetto Cube passa sopra le loro teste e non
solo vuol dire che Mediaset non pensa a fare sistema ma che anzi
gioca contro. Certo, se il traffico sulla rete cresce in teoria
c’è vantaggio anche per loro”. Ma non è affatto detto che il
progetto Cube di Mediaset spinga più velocemente l’Italia
nell’era della fibra ottica: “Nei fatti su questo futuro
incombe un’incognita pesantissima. Mediaset non è una public
company. E’ un impero familiare. E non di una famiglia qualsiasi.
E’ difficile in Italia dire no alla concentrazione di potere
incarnata da Silvio Berlusconi. In Telecom Italia ancora hanno
l’incubo di quanto devono tuttora pagare a Mediaset per il Dvb-h,
la tv su telefonini, che non è mai decollata ma per cui il
Biscione incassa ricavi garantiti da un legalissimo contratto
sottoscritto dalla gestione di Tronchetti Provera per far vedere
agli utenti Tim i contenuti Mediaset”.
I punti fondamentali del piano. Il documento messo a punto dalla
direzione tecnologie di Rti, la società di Mediaset che gestisce
piattaforme e contenuti usati dai network del gruppo, definisce una
tempistica serrata per lo sviluppo del progetto Cube, riporta Carli
in una scheda separata. Mediaset vuole “un sistema aperto,
flessibile e implementabile in grado di gestire la trasmissione dei
contenuti sia verso una visione sui pc domestici (Web tv) sia verso
l’apparecchio televisivo”. Accenture dovrà perciò disegnare
le specifiche di un set-top box, un decoder, da collegare alla rete
telefonica a banda larga da una parte, e al televisore
dall’altra. Entro dicembre, Mediaset vuol già lanciare sul
mercato il servizio di Web tv, ossia far arrivare i contenuti sul
pc (uno a scelta dei canali tv di Mediaset Premium e una limitata
selezione di contenuti on demand). Potranno accedervi tutti.
Entro marzo 2010 partirà invede Mediaset Premium Web Tv: offerta
riservata solo ai possessori di carte attive dei canali Premium sul
digitale terrestre, ai quali verranno garantiti la catch up tv
(limitata alle sole 24 ore precedenti), alcuni contenuti gratuiti
di base e un catalogo più vasto di video on demand. Infine, entro
novembre 2010, il passaggio più importante, quella della Web tv
che dal pc arriva al televisore: il nome tecnico è Ottv, ovver
Over the top tv. La differenza rispetto alla Iptv delle telecom è
che per accedere gli utenti dovranno solo dotarsi del decoder
Mediaset e sarà indipendente dall’operatore telecom o
dall’Internet provider.