Nuovo punto a favore di Mediaset nel contenzioso legale che la vede contrapposta ai francesi di Vivendi nel progetto di creazione di Media for Europe, nuovo polo europeo dei media, attraverso la fusione delle attività in Italia e in Spagna. Il tribunale di Milano ha infatti rigettato il ricordo di Vivendi e della Simon fiduciaria che mirava ad annullare la fusione con Mediaset Espana.
Nella nuova holding con sede in Olanda, secondo il pronunciamento del tribunale di Milano, Vivendi e Simonfid avrebbero esattamente gli stessi diritti che hanno ora oggi in qualità d soci di minoranza. “Già oggi Fininvest dispone, nell’assemblea ordinaria di Mediaset di una maggioranza tale che il controllo sulla stessa risultava, già prima della fusione, indiscusso – afferma la corte – Altrettanto pacifico che, specie dopo l’ingresso di Vivendi nel capitale della società con partecipazione strategica del 29% circa, la società non è contendibile, sicché non è la fusione ad avere determinato siffatta situazione. In ogni caso – sottolinea il dispositivo – Fininvest, a prescindere dalla fusione, si trova già oggi a controllare Meediaset Italia e Mediaset Espana con soglie di partecipazione tali da escludere l’applicabilità della disciplina dell’ Opa incrementale”. Vivendi e Simon fiduciaria” potranno fruire delle relative tutele previste dall’ordinamento olandese”, proseguono i giudici, con il tribunale di Amsterdam che “ha riconosciuto pienamente legittimo il meccanismo di loyalty share” del nuovo statuto.
Il tribunale di Milano giudica inoltre “non rilevante” la perdita del diritto di nominare un sindaco: “Alla perdita del diritto di esercitare l’azione di responsabilità può essere riconosciuta scarsa valenza oggi ed in questa sede cautelare, non essendo prefigurate ipotesi di suo attuale utilizzo. E’ esatto che il diritto olandese non prevede una distinzione tra assemblea ordinaria e straordinaria, ma il socio di minima minoranza può investire, sul tema della correttezza della gestione, la Sezione Imprese della Corte di Appello di Amsterdam, che ha ampi poteri anche di sospensiva delle delibere assembleari e di deroga temporanea di clausole statutarie”.
Vivendi contestava inoltre il fatto che non ci fosse alcuna ragione imprenditoriale alla base del progetto ma solo di governance. Circostanza sulla quale il tribunale di Milano sottolinea che la fusione “presenta una consistente razionalità economica e commerciale e costituisce per il gruppo Mediaset un importante obiettivo strategico, qualificante rispetto l’obiettivo che si propone di costituire un player leader nel mercato europeo della comunicazione e dei media”.
Il Tribunale di Milano mette inoltre in evidenza come per Simon Fiduciaria ci sia “il concreto pericolo di un concerto con Vivendi” nell’eventualità di “voler esercitare su Mediaset un’influenza loro preclusa dalla Delibera Agcom“. Vivendi e Simonfid avrebbero infatti secondo i giudici che hanno firmato il dispositivo, Angelo Mambriani, Amina Simonetti, Maria Antonietta Ricci “un interesse concorrenziale rispetto a Mediaset”, dal momento che operano su mercati “oggettivamente limitrofi e in parte sovrapposti”. “I programmi dichiarati e le operazioni effettuate da Vivendi – sottolineano i giudici – si pongono obiettivamente in situazione di potenziale conflitto con Mediaset sul piano dell’espansione nei mercati europei dei media”. “Valutata la posizione delle due società in un’ottica di sviluppo del business – conclude il dispositivo – è facile riconoscere che Vivendi ben può trovare funzionali ai suoi amplissimi interessi, strategie di limitazione e compressione dell’attività di Mediaset“.