In Italia ci vuole pazienza. Ma il nostro resta un grande mercato
per Sky e la situazione di crisi si risolverà presto. Lo ha detto
Rupert Murdoch, che ha concluso proprio parlando dell’Italia il
suo lungo incontro con la comunità finanziaria a
“Communcopia”, la conferenza organizzata ogni anno dalla banca
Goldman Sachs “per tastare il polso delle grandi corporations
della comunicazione”, riferisce l’inviato del Corriere della
Sera, Massimo Gaggi. “Quando in un Paese il Pil cala del 6%, le
cose sono più difficili per tutti, quindi anche per le nostre
televisioni. E poi, dove funzionano le regole della concorrenza,
lavorare è più facile. Se, invece, tutto dipende dall’autorità
regolatrice, i problemi che ci troviamo davanti, anziché
raddoppiati, sono addirittura triplicati”, ha dichiarato il
fondatore della News Corp. “Detto questo, l’Italia rimane per
noi un grande mercato e sono convinto che la situazione non
rimarrà a lungo quella attuale. Prima o poi le cose cambieranno:
noi, comunque, non molliamo”.
Il tycoon australiano non ha dimenticato nel suo discorso un cenno
alla congiuntura economica internazionale: “Da novembre a giugno
è stata dura. Siamo andati avanti col freno tirato. Da luglio
abbiamo ricominciato a vedere la luce: pubblicità in ripresa in tv
ma anche sui nostri giornali, salvo il Sunday Times. Fox ha ridotto
le tariffe degli spot solo dell’1% e per quelli delle
trasmissioni di intrattenimento abbiamo già il tutto esaurito fino
a fine anno”. Ma Murdoch non accetta la provocazione del
vicepresidente di Goldman Sachs Mark Wienkes che suggerisce di
ribattezzare l’azienda “Entertainment Corp.” anziche’ News
Corp: anche con le notizie si guadagna. “Guardi che cosa stiamo
facendo con il Wall Street Journal”, ha sottolineato Murdoch.
“Ben presto chi legge il Wall Street sul Blackberry o
sull’iPhone (oggi gratis) pagherà due dollari a settimana, uno
se è abbonato all’edizione di carta. E poi c’è l’evoluzione
verso i nuovi lettori digitali che sostituiranno gradualmente la
carta”. Ma il patron della News Corp. boccia Kindle della Amazon:
meglio il Reader della Sony (con la quale la sua società ha un
accordo, ricorda Gaggi).