Netflix non si mette in concorrenza con la pay-Tv sullo sport e gli eventi live: la strategia del colosso del video-streaming non è emulare le altre piattaforme né cercare di far tutto, ma specializzarsi e differenziarsi. Lo ha detto il Ceo Reed Hastings in una conferenza stampa tenuta ieri nei quartieri generali di Hollywood, a pochi giorni dalla premiazione degli Oscar che ha visto tra i vincitori il documentario Icarus prodotto da Netflix.
Focus dell’azienda americana dello streaming è investire in contenuti originali (per i quali Netflix spenderà 8 miliardi di dollari solo quest’anno) perché è su questo terreno, ha sottolineato Hastings, che Netflix vincerà la concorrenza di Amazon, Hulu, YouTube e le altre piattaforme online. La strategia sembra aver finora pagato: il report finanziario del quarto trimestre 2017 ha messo in luce la crescita di utenti (+8,3 milioni) più alta di sempre in un singolo trimestre; il totale degli iscritti ha toccato 118 milioni a fine 2017.
Nessuna intenzione, invece, di entrare nell’ambito della live Tv su cui investono i rivali. “Seguire i passi del competitor? Mai e poi mai”, ha affermato Hastings, come riportato dalla stampa Usa. “Non cerchiamo di copiare nessuno, ci sono cose in cui possiamo fare molto e altre cose che non facciamo per niente, tra cui le notizie in diretta o gli eventi sportivi”. La concorrenza cresce ma Hastings ribadisce che la sua azienda fa contenuti on-demand, non programmi e eventi in diretta.
E’ un’affermazione che conferma la strategia seguita con l’accordo siglato nei giorni scorsi con Sky – una partnership che permette all’operatore della Tv su satellite di raggruppare l’intera offerta di Netflix in un nuovo pacchetto per abbonati Sky Tv chiamato Sky Q. Netflix è già stata integrata nelle offerte di altri operatori pay-Tv in Europa (Liberty Global per esempio), in linea con il mantra di Hastings: non fare tutto ma ricercare alleanze con servizi complementari. I rivali di Netflix sono vittime di una strategia con cui “vogliono diventare giganti e fare un po’ di tutto”, ha dichiarato il Ceo nella conferenza stampa di Hollywood.
Altro punto su cui Hastings per ora non transige è la pubblicità, anche se puntare sulle ads farebbe moltiplicare le entrate e permetterebbe all’azienda di ridurre il costo dell’abbonamento. In questo Netflix cerca una differenziazione netta da Hulu e YouTube, anche se non le ha direttamente citate. “Ci interessa fornire un’esperienza senza compromessi al nostro utente, senza spezzettare i contenuti con le pubblicità”, ha affermato Hastings.
Gli analisti premiano la strategia del Ceo, almeno nel lungo termine. Per il 2018, però, Netflix potrebbe non riuscire a sostenere i tassi di crescita del 2017, come ha indicato l’analista Scott Devitt di Stifel in una nota agli investitori; Devitt ha ridotto il rating della società da buy a hold, convinto che le azioni sono sopravvalutate (sono cresciute del 69% finora nel 2018). Non è quindi una bocciatura del modello di business di Netflix ma un invito a andare cauti sul boom in Borsa: “Il business di Netflix ci piace e siamo soddisfatti del suo posizionamento competitivo ma pensiamo che il prezzo del titolo sia troppo alto”. Tuttavia Devitt ha alzato le previsioni sul prezzo delle azioni Netflix, da 283 a 325 dollari, e ribadito che la solidità del business nel lungo periodo non è in dubbio.
Sicuramente l’incertezza che Netflix deve risolvere quest’anno è il rapporto con la Disney, proprietaria della Marvel Studios che fornisce a Netflix serie di grande successo, ma che ha annunciato la propria piattaforma di video-streaming (nel 2019), probabilmente a prezzi ultra low-cost, e che non darà più a Netflix i contenuti della Marvel in esclusiva. Hastings dovrà trovare un accordo che sia vantaggioso per la sua azienda, ma ha osservato che “il successo di Netflix dipende da noi, non da quello che fanno gli altri”. E dopo aver ricordato che quest’anno Netflix prevede un fatturato di 15 miliardi di dollari, ha concluso: “I contenuti sono il nostro punto di forza, spetta a noi usare i soldi che abbiamo per trasformarli in contenuti che gli utenti vogliono vedere su Netflix“.