Chi ha creduto nella scommessa del videostreaming di Netflix è stato ripagato: la società californiana che ha rivoluzionato l’intrattenimento digitale ha visto apprezzarsi il suo titolo del 4.181%, secondo le stime riportate da Cnbc.com. In pratica un investitore che avesse piazzato 1 milione di dollari in azioni di Netflix il 1 gennaio 2010 oggi si ritroverebbe in tasca 43 milioni. È un rendimento che batte qualunque altro nella lista S&P 500, in cui Netflix è entrata nel dicembre del 2010 e che in questi dieci anni si è complessivamente apprezzato del 189%. Attualmente Netflix ha una capitalizzazione di mercato prossima ai 148 miliardi di dollari: è tra le 40 aziende americane che valgono di più.
Il business è sostenibile?
L’ascesa del titolo di Netflix ha sempre lasciato perplessi i puristi della finanza abituati a ragione in termini di utili e liquidità. L’azienda del videostreaming brucia cash per la sua espansione globale e l’acquisto di contenuti e continua a marciare su margini operativi estremamente sottili mentre il flusso di cassa resta negativo. Nel frattempo, sulla scena dell’intrattenimento digitale si sono affermati o presentati concorrenti ben forniti di risorse, da Amazon Prime Video a Apple Tv fino alla nuova piattaforma Disney Plus, che costrigono Netflix a spendere ancora di più su film e Tv originali per far crescere gli abbonati e giustificare l’aumento dei prezzi.
L’analista Michael Pachter di Wedbush Securities ha spesso definito la valutazione di Netflix “priva di garanzie” e messo in guardia i clienti sulla velocità con cui l’azienda brucia contante e sul rischio della migrazione dei contenuti più apprezzati verso i servizi concorrenti. Quest’anno, per esempio, NBCUniversal ha annunciato che toglierà la serie “The Office” da Netflix per tenerla sulla propria piattaforma. Elementi come questo spingono Pachter a dare un giudizio “sell” sul titolo Netflix con un target di prezzo di 188 dollari, una flessione del 44%.
Quest’anno le azioni di Netflix si sono apprezzate del 26%, ma sono cresciute di 3 punti in meno rispetto al totale dell’indice S&P 500 e di venti punti in meno rispetto ai titoli delle aziende tecnologiche.
Di opposta opinione Gil Simon, chief investment officer di SoMa Equity Partners a San Francisco, secondo cui Netflix è eccezionale nello sviluppo di contenuti originali e nella penetrazione tra il pubblico internazionale e che definisce Netflix “il miglior singolo investimento che io abbia mai fatto”. Circa il 10% dei fondi gestiti dalla sua società sono titoli della società californiana. “Non c’è concorrente che possa competere con le dimensioni e l’engagement del pubblico di Netflix”, dice Simon. “Questo permetterà di continuare ad attrarre contenuti”.
Avanti sui contenuti
Netflix continua a promuovere le sue produzioni di punta, tra cui il film di Martin Scorsese “The Irishman” e la serie “House of Cards”. Nel 2019 l’azienda ha previsto una spesa di 15 miliardi di dollari in contenuti, quasi il 70% in più di quanto preventivato per il 2018. L’85% della spesa, secondo quanto dichiarato dalla società, è destinata ai contenuti originali. Per questo a ottobre l’azienda ha venduto 2,2 miliardi di dollari di junk bond negli Stati Uniti e in Europa: sosterrà il business, sempre più competitivo, su scala globale.
Contenuti e pubblico internazionale sono i fattori che espandono l’audience: 158,3 milioni di abbonati nel terzo trimestre del 2019, più del doppio rispetto a quattro anni fa, di cui il 62% sono utenti fuori dagli Stati Uniti.
Netflix ha visto aumentare del 148% gli abbonati in Asia-Pacifico nel periodo 2017-2019, mentre i ricavi crescono del 153%: sono i numeri più forti della scena internazionale Netflix negli ultimi 3 anni. Anche la crescita in Europa, Medio Oriente e Africa ha accelerato. Il numero di abbonamenti è aumentato del 132%, nello stesso periodo, e le entrate sono cresciute del 105%. A quota 71% invece la crescita degli utenti in America Latina, con gli incassi aumentati del 71%.
Il ceo Reed Hastings ha assicurato che l’azienda sta “lentamente andando” verso l’obiettivo di un flusso di cassa libero positivo, che il colosso del video-streaming spera di centrare fra cinque anni. Il ceo ha anche affermato che il fatto chiave per il successo futuro delle piattaforme video online non sarà il numero di abbonati “ma la quantità di tempo speso da ogni abbonato”. Tanto che, prevede Hastings, Nielsen e altre società di rating inizieranno entro marzo 2020 a impostare nuove metriche basate sul tempo trascorso dagli spettatori sui nuovi servizi di streaming.