In vista dello “shock Netflix” la Francia deve cambiare mentalità e rivedere le attuali modalità di finanziamento di cinema e fiction televisive: è la conclusione a cui è giunto uno studio realizzato dalla cattedra di Media e Mercati dell’Università ParisTech guidata da Olivier Bomsel. Secondo questa indagine, diffusa in attesa del previsto sbarco nel Paese europeo il 15 settembre, il colosso statunitense della web tv metterà a serio rischio i finanziamenti attualmente ricevuti da cinema e serie televisive francesi: i primi caleranno fino al 22% entro il 2017, i secondi addirittura del 24%.
Il documento ricorda i problemi esistenti già da diversi anni nel settore delle produzioni televisive – calo strutturale dei ricavi pubblicitari e dei ricavi da abbonamenti (Canal + in testa) – ma sottolinea che l’arrivo di Netflix non farà che accrescere la pressione. E soprattutto afferma: “Davanti alla distribuzione di Tnt, il digitale terrestre francese, l’emersione di nuovi servizi o l’internazionalizzazione della distribuzione audiovisiva, il mercato televisivo cessa di essere protetto”.
A porre seri ostacoli allo sviluppo di questo mercato, secondo lo studio, è il quadro regolamentare che “non garantendo l’accesso ai diritti di proprietà delle opere, concorre a concentrare l’attività delle catene televisive sulla massimizzazione del loro pubblico nazionale, proprio quello che è entrato in una fase di recessione duratura”.
Di conseguenza, secondo il rapporto di Bomsel, entrerà presto in crisi il sistema di regolamentazione che in Francia disciplina i finanziamenti al cinema sin dagli anni Cinquanta e quelli alle fiction televisive dagli anni Ottanta.
Quindi, dice lo studio, per rispondere a queste nuove sfide il sistema di finanziamenti a questi settori “dovrà cambiare radicalmente e andare maggiormente verso il mercato”. In particolare questo significherà “sviluppo delle esportazioni, sulle quali cinema e tv francesi non hanno mai fatto sufficiente affidamento” e “integrazione verticale, ovvero la possibilità per gli operatori radio-televisivi di prendere parte alla coproduzione delle opere che trasmettono, per arrivare a una logica di catalogo”. In sostanza il rapporto sollecita la nascita di attori in grado di prendersi dei rischi.
“Il paradosso del sistema attuale – si legge nel report – è che, in ragione della disintegrazione verticale voluta dai decreti Tasca (fissano, in funzione delle loro entrate, il livello di investimento delle reti nella produzione delle opere francesi ed europee), il finanziamento, così come è attualmente regolamentato, non sollecita a valorizzare i diritti di sfruttamento di un’opera di proprietà delle tv francesi. E quindi orienta la fiction audiovisiva verso produzioni poco esportabili, proprio mentre le catene tv aumentano la propria dipendenza dalle importazioni”.