Le news online. Il modello "free" funzionerà ancora a
lungo? Il futuro sarà dei siti aggregatori? E la crisi dei
giornali cartacei come potrà essere arginata? Tema caldo su cui
pesano le prese di posizione di due grandi editori come Murdoch e
De Benedetti: il giornalismo di qualità, dicono, va pagato. E il
New York Times ha annunciato che dal 2011 farà pagare la versione
Web.
Ma i lettori cosa ne pensano?
Nielsen ne ha interpellati 27mila in tutto il mondo lo scorso
autunno. Il 58% afferma di essere contrario all’idea di pagare le
notizie online. Il 34%, un terzo degli intervistati, dice che
potrebbe considerare l’idea, e l’8% ha già pagato per
l’abbonamento a quotidiani online. Sono più propensi a mettere
le mani al portafoglio gli utenti dell’America Latina (40%), gli
europei sono nella media (32%), mentre in Nord America sembrano
meno orientati a farlo (27%).
In ogni caso, per le riviste si paga più volentieri (39%) che per
i quotidiani (34%). I più propensi a pagare sono i giovani sotto i
35 anni di età, che hanno più dimestichezza con la Rete. I
favorevoli al pagamento pongono però dei paletti: le notizie, per
meritare di essere pagate, devono rispettare due criteri precisi.
Devono permettere il libero utilizzo e la condivisione una volta
scaricate, e devono eliminare la pubblicità (lo dice il 64% degli
intervistati). Altro dato interessante, la modalità di pagamento.
Il 52% preferisce le transazioni individuali con micro-pagamenti
all’abbonamento full service.