Che fine hanno fatto le raccomandazioni della commissaria Ue
Viviane Reding sull’utilizzo del digital dividend, quel
“tesoretto” di frequenze destinate a liberarsi con il
passaggio dall’anlogico al digitale e che potrebbe non solo
arricchire le casse dello Stato, ma anche avvantaggiare
competitività e produttività dell’Italia sul fronte
innovazione?
Non ce n’è traccia nella delibera (pubblicata qui di seguito),
approvata dal Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, che avvia il
percorso per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la
conversione delle reti digitali esistenti.
Contrariamente a quanto sta succedendo negli altri Paesi europei
in corso di transizione, nella delibera Agcom non si fanno
accenni al recupero delle frequenze per utilizzi diversi da
quelli televisivi. L’Italia sembra condannata a essere
l’eterno paese della scatola tv?
In realtà, come testimoniano molteplici studi economici e come
sottolineato da autorevoli interventi sul nostro giornale, così
facendo si rischia di perdere un importante treno sul fronte
dell’innovazione tecnologica.
Non solo. Il documento non accenna, almeno in questa prima fase,
al tema della valorizzazione delle frequenze liberate. Una
"gara", come si dice nella delibera, significa
"asta" o beauty contest? Presso gran parte dei nostri
vicini europei il digital dividend viene assegnato in base ad
aste a soggetti che le utilizzano per tecnologie innovative, come
collegamenti wireless per larga banda. La Germania, per esempio,
utilizza il ricavato per finanziare interventi pubblici a favore
del superamento del digital divide.
Eppure è di queste ore l’auspicio del commissario Ue alla
Società dell’informazione, Viviane Reding, a un utilizzo
diverso da quello tv del dividendo digitale. In un recentissimo
comunicato la Reding afferma che il dividendo digitale
rappresenta una risora notevole, specialmente in mesi di crisi
economica, grazie alla spinta che può dare ai servizi broadband
wireless e alle strategie di “broadband for all”, banda larga
per tutti verso cui sta andando la filosofia della Ue.
Alla Commissione andrà bene il passaggio della delibera che
affronta il tema dividendo digitale? Al Wall Street Journal,
Jonathan Todd, portavoce del Commissario alla concorrenza Neelie
Kroes, ha dichiarato che la Ue "seguirà da vicino" gli
sviluppi della delibera.
IL COMUNICATO DI AGCOM
Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, ha approvato,
relatori i Commissari Lauria e Mannoni, una delibera che avvia il
percorso per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la
conversione delle reti digitali esistenti.
La delibera stabilisce che le 21 reti nazionali in tecnica DVB-T
saranno così suddivise:
a) 8 reti saranno destinate alla conversione delle attuali reti
analogiche. Gli operatori nazionali esistenti avranno assegnata
capacità trasmissiva sufficiente per la trasmissione dei
programmi a definizione standard ed ad alta definizione. Sarà
comunque garantito almeno un multiplex per operatore;
b) 8 reti digitali saranno dedicate alla conversione in tecnica
singola frequenza delle attuali reti digitali esistenti che oggi
utilizzano il sistema meno efficiente della multifrequenza.
Ciascun operatore avrà diritto alla conversione delle reti
digitali attualmente operanti;
c) all’esito della conversione dell’attuale sistema
televisivo nazionale risulterà disponibile un dividendo
nazionale di 5 reti.
Il dividendo digitale verrà messo a gara con criteri che
garantiranno la massima apertura alla concorrenza ed alla
valorizzazione di nuovi programmi. Alla gara saranno ammessi
tutti i soggetti operanti nello spazio economico europeo (SEE).
Sono previste, nell’ atto programmatico adottato, una serie di
importanti misure asimmetriche destinate ad aumentare il livello
di concorrenza del sistema televisivo nazionale.
I cinque lotti messi a gara (cioè 5 reti televisive nazionali)
saranno suddivisi in due parti:
1) parte A, pari a tre lotti, riservata ai nuovi entranti. Non
potranno presentare offerte gli operatori che hanno la
disponibilità di due o più reti televisive nazionali in tecnica
analogica;
2) parte B, pari a due lotti, aperti a qualsiasi offerente.
Le eventuali offerte saranno soggette ad un tetto massimo (cap).
Il cap è fissato ad un livello tale da impedire che, in esito
alla gara, un operatore possa ottenere più di 5 multiplex
nazionali. Pertanto, nel caso di operatori televisivi che
attualmente eserciscono 3 reti nazionali in tecnica analogica il
cap è fissato a un multiplex. Nel caso dell’operatore che
esercisce due reti nazionali in tecnica analogica il cap è
fissato a due multiplex.
Qualora uno degli operatori che attualmente gestisce 3 reti
nazionali analogiche risulti , in esito alla gara, aggiudicatario
di un multiplex sarà obbligato a cedere il 40% della capacità
trasmissiva di tale multiplex a terzi fornitori di contenuti
indipendenti. Qualora l’operatore che attualmente ha la
disponibilità di 2 reti nazionali analogiche sia vincitore di
tutti e due i multiplex del lotto B, questo sarà obbligato a
cedere il 40% della capacità trasmissiva di uno di tali due
multiplex a terzi fornitori di contenuti indipendenti.
L’obbligo di cessione del 40% della capacità trasmissiva del
multiplex in questione si applica dal momento dell’effettiva
assegnazione del multiplex nazionale all’operatore integrato
vincitore della gara e resterà in vigore per un periodo di
cinque anni dopo la data dello switch-off nazionale.
Un’altra misura asimmetrica prevista nell’atto adottato che
faciliterà la realizzazione delle reti trasmissive digitali
terrestri da parte degli operatori nuovi entranti e renderà
effettivo lo sviluppo in tempi ragionevoli di dette reti, è
relativa all’obbligo di offerta di servizi di trasmissione a
prezzi orientati ai costi da parte degli operatori esistenti che
già dispongono di reti di estesa copertura sul territorio
nazionale. Gli operatori esistenti offriranno servizi di
trasmissione, agli operatori di reti digitali terrestri nuovi
entranti , per un periodo di cinque anni dalla stipula dei
relativi accordi. In ogni caso, gli operatori richiedenti possono
adire l’Autorità al fine di ottenere una pronuncia vincolante.
Il programma approvato dovrà essere implementato attraverso una
serie di provvedimenti di attuazione. In particolare, tali
provvedimenti dovranno riguardare le regole tecniche della
conversione delle reti esistenti, le procedure amministrative e
le procedure per l’assegnazione dei diritti di uso delle
frequenze. I provvedimenti saranno adottati entro maggio dopo una
consultazione con tutti gli operatori del settore e con le
associazioni rappresentative .
La gara di assegnazione delle frequenze sarà indetta dal
Ministero dello Sviluppo Economico a cui compete l’emanazione
dei relativi bandi sulla base delle regole stabilite
dall’AGCOM.
La decisione presa favorirà la rapida definizione delle regole
dello spegnimento progressivo delle varie regioni italiane
secondo il calendario stabilito. La decisione odierna costituisce
anche un punto di riferimento che favorirà una rapida
conclusione del coordinamento internazionale.
Il programma deliberato riguarda l’emittenza nazionale. Rimane
fermo che per l’emittenza locale per ciascuna area interessata
allo switch-off verranno garantite, come previsto dalla legge,
almeno un terzo delle risorse trasmissive. Pertanto proseguirà
con le associazioni di categoria e le emittenti il proficuo
lavoro dei tavoli regionali che ha già portato alla definizione
delle configurazione delle reti locali in Sardegna, Valle d’
Aosta, Piemonte occidentale e Trentino Alto Adige.
I principi deliberati avviano un percorso finalizzato a
conformare pienamente le delibere dell’Autorità in tema di
procedure di assegnazione dei diritti di uso delle frequenze al
diritto comunitario.
Sui temi oggetto della deliberazione si è svolto nei mesi scorsi
un proficuo confronto con la Commissione Europea con
l’obiettivo di superare le censure mosse all’Italia in
materia di normativa radio tv che hanno dato luogo alla procedura
d’infrazione aperta. In questo senso, quindi, la delibera
adottata dall’Autorità costituisce un atto dovuto.
Il Presidente Calabrò ha dichiarato, “il risultato raggiunto
avvia un percorso di definitiva sistemazione delle radiofrequenze
televisive in Italia. Le risorse trasmissive sono un bene
pubblico destinato a soddisfare l’interesse della
collettività. In questi anni è sempre stata auspicata una
definizione di regole che garantissero la certezza del diritto e
il rispetto dei principi costituzionali e comunitari nell’
interesse del pluralismo e della concorrenza. Il percorso avviato
va in questa direzione. I successivi atti che adotteremo
serviranno a completare quella che mi auguro sia la cornice
giuridica di riferimento per il futuro sistema televisivo
italiano con una regolamentazione ben diversa dalla connotazione
incerta che essa aveva assunto in passato.”
Roma, 8 aprile 2009