Niente fondi per radio e tv locali. Le associazioni: posti di lavoro a rischio

Ma il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani rassicura: dovremo trovare una soluzione

Pubblicato il 25 Feb 2010

E’ diventato legge il decreto Milleproroghe con l’ok del
Senato (134 voti a favore, 99 contrari, 4 astenuti), che accoglie
il testo approvato dalla Camera che aveva ripristinato i fondi
per l'editoria tagliati in Finanziaria. In particolare torna
il diritto soggettivo ai contributi, cancellati dalla
Finanziaria, per gli organi di partito (tv, radio, giornali,
testate on-line), giornali di cooperative ed enti locali senza
fine di lucro, editoria brail, radio che trasmettono informazione
per almeno nove ore al giorno. Non si toccano il contributi
indiretti per le grandi testate mentre arrivano tagli alle
emittenti locali e nazionali dei fondi per le spese elettriche e
per gli abbonamenti alle agenzie.

Respinti gli emendamenti Pd per il ripristino delle agevolazioni
anche per le emittenti radiotelevisive e le testate dei
consumatori. Ma secondo il viceministro alle Comunicazioni Paolo
Romani serve "trovare soluzioni alle mancate agevolazioni a
radio e tv locali”.

Coro di critiche dalle associazioni dei consumatori Adoc e
Adiconsum per il taglio ai contributi per l’editoria destinati
ai giornali dei consumatori: “''Una vergogna
bipartisan: il Parlamento ha voltato le spalle ai consumatori,
per metterli a tacere''. “Il taglio dei fondi del 60%
impedirà di proseguire nell'azione di informazione e di
denuncia – dicono le associazioni -. Azione importante, che
evidentemente ai partiti non piaceva, ma che certamente piaceva
ai consumatori, sempre più soli ed emarginati dallo stesso
Parlamento''.

Anche le radio e tv locali fanno muro contro i tagli. Marco
Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo, sottolinea come in
questo modo si mettano "a rischio le attività di
informazione delle radio e tv locali, già in difficoltà per la
crisi economica, con la conseguente perdita di molti posti di
lavoro dei giornalisti ivi impiegati. Tale perdita di posti di
lavoro si estenderà inevitabilmente anche alle agenzie di
informazione radiotelevisiva". “Auspichiamo – conclude
Rossignoli – che il provvedimento adottato senza un adeguato
confronto con le imprese del settore, possa essere ripensato, al
fine di recuperare una forma di sostegno che non rappresenta,
peraltro, un onere rilevante per lo Stato, mentre per le imprese
radiotelevisive locali costituisce una misura di garanzia del
pluralismo informativo e dell’occupazione nel comparto”.

Critica anche la la Frt secondo cui si tratta di un "blitz
del Governo che ha cancellato in un sol colpo le misure di
sostegno per la radiofonia privata previste dalle normative
sull'editoria – come commenta il presidente
dell'associazione, Roberto Giovannini -Ciò causerà effetti
dirompenti sull'occupazione, soprattutto quella giovanile,
per gli addetti all'informazione”. L'associazione ha
anche predisposto uno spot contro il Governo da trasmettere su
tutte le radio associate.
 

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