L’asta frequenze ha registrato un incasso stellare. Eppure la cifra record – siamo oltre quota 6,5 miliardi – rischia di non compensare il caos che sta addensandosi sulla strada italiana al 5G, di nuovo sul fronte frequenze. Ma stavolta dal lato delle Tv. Le quali entro il 2022 dovranno abbandonare la banda 700 Mhz appena aggiudicata a Vodafone, Telecom e Iliad e iniziare la grande manovra per traslocare nella sub-700 Mhz: invece che 20 multiplex a testa, le nazionali dovranno “stringersi” in 10 multiplex (le locali su 4 più parte di un mux regionale Rai): una faccenda che non va giù ai broadcaster italiani da sempre affamati di frequenze e che ora puntano ad avere più potenza per spingere immagini in altissima definizione arginando la concorrenza su satellite e online.
La tegola che potrebbe abbattersi sulla testa del Governo si chiama capacità trasmissiva, la nuova “unità di misura” delle risorse a disposizione delle emittenti, che sostituisce la “vecchia” frequenza. Ebbene: la legge di Bilancio 2018 prevede che le nuove tecnologie di trasmissione – Dvb-T2 in primis – raddoppino la capacità trasmissiva compensando dunque la riduzione di frequenze. Ma spunta un imprevisto che potrebbe costringere lo Stato a rivedere i propri calcoli mettendo mano al portafogli per trovare nuove risorse trasmissive a favore delle “ammiraglie” del digitale terrestre. Come? Compensando operatori di rete Tv disposti a rinunciare al business e a cedere il proprio patrimonio di capacità. In lizza due società: la PremiataDitta Borghini e Stocchetti (proprietaria di ReteCapri) e EuropaWay (ex Europa 7) la cui capacità potrebbe andare a rimpinguare la dotazione delle ammiraglie del digitale terrestre. E cioè Rai, Elettronica Industriale (Mediaset), Persidera (Telecom), Cairo (La7), Prima Tv (D-Free, Tarak Ben Ammar).
Il sasso viene lanciato da Agcom che (delibera 474/18/Cons) mette a consultazione un documento in cui specifica quanto già comunicato a ridosso della pubblicazione del Piano frequenze (il Pnaf) che aveva scatenato le ire, e i ricorsi al Tar, da parte dei broadcaster: con il maxi-switch off per liberare la banda 700 Mhz lo spazio a disposizione delle Tv, dice l’authority, è destinato a stringersi. E non basterà il Dvb-T2 a compensare la riduzione: al contrario, appunto, di quanto previsto in legge di Bilancio.
Secondo Agcom l’applicazione “alla lettera” dell’architettura prevista dalla legge non funziona. Ecco cosa dice: “Considerato che un multiplex DVB-T2 assicura 37 Mbit/s di capacità trasmissiva mentre un multiplex DVB-T (lo standard attuale, ndr) assicura 20 Mbit/s di capacità trasmissiva, il relativo fattore di conversione matematico è pari a 0,54”. In altri termini, spiegano i tecnici di Agcom, un nuovo multiplex DVB-T2 “non è in grado di contenere esattamente 2 multiplex di vecchia generazione”.
Pertanto, suggerisce l’authority, ”l’unico modo per garantire la piena conservazione della capacità complessiva sarebbe quello di prevedere un ulteriore ipotetico multiplex (undicesima rete) nazionale, per la cui pianificazione tuttavia non esistono, allo stato, risorse frequenziali disponibili”. Dove prendere la capacità “mancante”? Per esempio, appunto, aprendo a una “rottamazione volontaria” di operatori di rete nazionali (come appunto quella di Retecapri e di Europa Way) che potrebbero preferire una dismissione del business a fronte di una compensazione monetaria per la cessione della propria licenza che vale fino al 2032. Oppure mettendo mano alla norma che riserva un terzo delle risorse frequenziali alle Tv locali: ipotesi al vaglio dello stesso Governo che in occasione del primo “Tavolo TV 4.0” ha prefigurato una serie di beauty contest per riassegnarne le risorse.
Il riassetto delle frequenze per il sistema radiotelevisivo Dtt “dovrà tener conto dell’effettivo fabbisogno di capacità di trasmissione – ha detto ieri Mirella Liuzzi, portavoce M5S alla Camera dei deputati a margine del Question Time in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni -. Se i dati lo dimostreranno, sarà necessario modificare la riserva di un terzo in favore delle tv locali andando a rivedere la legge Gasparri, che su questo preciso punto potrebbe risultare anacronistica”. Per favorire la transizione verso il 5G “e un nuovo modello di servizio televisivo digitale terrestre – dice Liuzzi – sarà fondamentale il dialogo con gli stakeholders. E’ proprio in questa direzione che va la costituzione del tavolo TV 4.0 ad opera del Ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio. L’obiettivo e’ quello di coinvolgere gli attori interessati, fermo restando che non possiamo prescindere da una gestione efficiente dello spettro delle frequenze”, continua la deputata M5S.
“Miriamo a incentivare la competitività di tutti gli attori in gioco, tra cui l’emittenza locale, alla quale il Dlgs 177/2005 riserva un terzo della capacità trasmissiva totale. L’obiettivo è soprattutto quello di valorizzare chi tra le tv locali fa vero servizio pubblico”, conclude Liuzzi.