Il ruolo di Internet nel mercato dei media e soprattutto nelle strategie geopolitiche globali al centro dell’incontro di stamani, al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia, dal titolo ”La prima guerra mondiale di Internet. Strategie e tattiche della rete”, organizzato da Sky e dalla rivista Limes. Al panel di discussione, coordinato dal giornalista Emilio Carelli (Sky Italia), hanno partecipato anche Gianluca Comin (direttore relazioni esterne Enel), Lucio Caracciolo (direttore di Limes), Andrea Aparo (manager e docente all’Universita’ Sapienza), Mauro Fazio (dirigente del dipartimento comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico), Massimo Mantellini (giornalista e blogger) e Francesco Pizzetti (presidente di Alleanza per internet).
Ricorre negli interventi la “nuova agenda globale” per Internet risaltata a seguito della Conferenza internazionale sulle telecomunicazioni (Wcit), che si e’ tenuta lo scorso dicembre a Dubai: in quell’occasione c’e’ stata una riflessione molto importante sui molteplici e complessi temi che riguardano il futuro delle telecomunicazioni e della Rete.
Il direttore delle relazioni esterne dell’Enel, Comin, nel corso del dibattito ha portato la sua testimonianza per quanto riguarda questa ”guerra”: ”C’e’ un business, quello di Internet e della Rete – ha detto Comin – che da pioniere sta diventando concreto e questo dà fastidio ai business storici”. ”Se parliamo di come si regola questo mondo, non bisogna dimenticarci che ci sono altre guerre sotterranee su Internet, come ad esempio quella tra i prodotturi e i consumatori” ha affermato Comin, il quale ha aggiunto: ”Come Enel, ad esempio, nel nostro mondo ormai non abbiamo piu’ consumatori, ma produttori-consumatori, ed e’ quindi evidente che stanno cambiando i rapporti tra aziende e target”.
Come ha spiegato poi Carelli, nel corso della Conferenza di Dubai ”sono emersi due approcci e schieramenti diversi, con la prima guerra mondiale di Internet che si manifesta quindi tra due blocchi”. Per Carelli il primo blocco e’ quello capitanato dagli Stati Uniti, tra cui anche l’Italia e l’Europa, ”che vuole tutelare la liberta’ di espressione”, mentre il secondo, quello di stati emergenti o gia’ emersi come Cina, Brasile e Russia, ”che ha un approccio di controllo sui singoli paesi e che vuole scardinare il predominio americano”, mentre per il direttore di Limes ”la distinzione che e’ emersa e’ quella tra chi detiene il cosiddetto ‘soft power’ e chi no”.
Secondo quanto sottolineato invece da Aparo ”e’ un’altra la prima guerra da combattere”: ”Una cosa e’ la Rete – ha dichiarato – e un’altra e’ la democrazia, perche’ ancora manca una cultura e un’etica nell’utilizzo di questi strumenti”.