L’orizzonte per l’approvazione in Parlamento di una legge contro la pirateria nell’audiovisivo è più chiaro. A meno di contrattempi dell’ultimo minuto la discussione dovrebbe iniziare in seduta congiunta per le commissioni IX e VII il 22 novembre, e se si raggiungerà l’accordo sarà possibile ridurre al minimo i tempi della burocrazia parlamentare, arrivando ad approvare il testo definitivo entro l’estate. Primo firmatario della proposta di legge della Lega, che farà da “traino” per le altre presentate da altri partiti, è Massimiliano Capitanio, deputato in commissione Tlc e capogruppo del partito in Vigilanza Rai, che in questa intervista a CorCom illustra lo spirito e i principi a cui si ispira il provvedimento.
Capitanio, come nasce la vostra proposta di legge per il contrasto alla pirateria audiovisiva?
Nasce essenzialmente dalla convergenza di due fattori: il primo – ma anche la molla principale – è la necessità di contrastare l’illegalità. Vogliamo sfatare una volta per tutte l’idea che dietro ai fenomeni di pirateria audiovisiva ci siano studenti “smanettoni” che vogliono cercare un link per vedere una partita senza pagare o per vedere un film in anteprima. Si tratta infatti di un settore che è nelle mani della criminalità organizzata, che ha creato piattaforme illegali dove sono accessibili tutti i contenuti a pagamento delle pay tv e dei servizi di video on demand, in violazione della proprietà intellettuale. Per dimostrarlo è sufficiente citare di dati diffusi da Fapav, la federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, che stima in un miliardo di euro il danno al sistema Paese arrecato dalla pirateria.
E il secondo fattore?
E’ una questione parallela, secondo me altrettanto importante: l’educazione alla cittadinanza digitale. Troppo spesso c’è inconsapevolezza della gravità delle sanzioni a livello economico e penale per gli utilizzatori finali di questi servizi illegali, e la nostra proposta di legge interviene su questo argomento prevedendo campagne di informazione e di sensibilizzazione degli utenti. Vogliamo sfatare la convinzione che “rubare” contenuti che dovrebbero essere a pagamento sia una condotta che non porta conseguenze, e per riuscirci servono sia l’informazione sia la repressione. Sanzionare gli utenti finali è quindi una parte di questa strategia, perché non possiamo nasconderci il fatto che se non ci fossero gli utenti finali che accedono a questi servizi il mercato illegale dei contenuti audio-video non esisterebbe.
Come si inquadra nella vostra proposta il ruolo delle piattaforme digitali e dei server provider?
Puntiamo al coinvolgimento delle piattaforme che ospitano i contenuti. Sa da una parte c’è l’organizzazione criminale e dall’altra c’è l’utente finale, tra questi due estremi ci sono i server e piattaforme digitali, compresi alcuni canali di messaggistica istantanea, che li mettono in contatto, e che quindi offrono un “luogo digitale” in cui poter trovare i contenuti illegali. Si tratta di realtà che storicamente non vogliono prendersi la responsabilità dei contenuti che ospitano. Puntiamo poi ad accorciare i tempi che passano dalla segnalazione degli illeciti allo spegnimento dei canali, rafforzando i poteri di Agcom, come abbiamo in parte già fatto con altri provvedimenti per sanzionare le piattaforme o i server che non intervengono tempestivamente. Il principio è che si è fornitori di un cliente si deve anche essere al corrente del tipo di business che questo cliente sviluppa. Detto questo, vorrei sottolineare che non c’è nessuna volontà di fare guerre alle piattaforme, ma piuttosto di avviare un confronto il più possibile costruttivo per arrivare a una soluzione condivisa, tenendo conto delle esigenze di tutti. La volontà del legislatore serve proprio per trovare un punto d’incontro tutelando come primo principio quello della legalità.
Quali altri punti fondamentali caratterizzano la proposta di legge?
Per la prima volta arriveremo alla definizione del reato di camcording, quello delle organizzazioni che riprendono i film in sala durante le proiezioni per poi immettere le registrazioni sul mercato illegale. Proporremo l’installazione di sistemi di monitoraggio contro queste pratiche all’interno dei cinema, comprese le telecamere di controllo ad hoc, per disincentivare il fenomeno.
E’ realistico l’obiettivo di arrivare all’approvazione definiva entro l’estate?
Credo di sì. Dobbiamo tenere presente che quello della pirateria è un settore che corre molto più veloce della burocrazia parlamentare. Per questo ci piacerebbe tagliare i tempi adottando la cosiddetta “sede redigente”: se ci sarà l’ok di 4/5 dei componenti della commissione sarà possibile apportare le modifiche al provvedimento direttamente in sede di commissione, senza passaggi intermedi in aula.
Dazn ha recentemente citato la pirateria e i comportamenti illegali come uno dei motivi che l’hanno spinta a prendere in considerazione l’abolizione – poi saltata per la stagione in corso – della concurrency, cioè la possibilità di utilizzare lo stesso account contemporaneamente su più dispositivi. Che idea si è fatto di questa questione?
Sono convinto che combattendo e sconfiggendo la pirateria eviteremmo episodi e giustificazioni come quella fornita da Dazn. Le dirò di più: se riuscissimo a mettere fine al fiorente mercato illegale che ruota attorno al mondo dell’audio-video, avremmo anche la possibilità di presentarci dai player del mercato legale per chiedere tariffe più accessibili a tutti, soprattutto quando parliamo di “servizi universali” come potrebbe essere considerata in Italia la visione delle partite di calcio di Serie A, oltre che una maggiore elasticità nella gestione degli abbonamenti su più device. Se dimostreremo la volontà di agire contro la pirateria poi sarà possibile aprire la discussione anche su questi temi, in maniera chiara e trasparente.