Una rete di streaming illegale così ramificata e presente su tutto il territorio nazionale da riuscire a provocare all’industria audiovisiva danni – in termini di mancati incassi – pari a 30 milioni di euro al mese. A sgominare l’organizzazione, che risulta essere la più grande finora in attività sul territorio italiano, è stata la procura distrettuale di Catania, che ha indagato più di 70 persone. Quella finita nella rete dell’operazione “Gotha” è una organizzazione che sarebbe responsabile di più del 70% delle trasmissioni di streaming illegale sul territorio nazionale, contando su un’organizzazione gerarchica ben definita e su più di 900mila clienti in tutta Italia.
Le ipotesi di reato
Le ipotesi di reato contestate agli indagati vanno dall’associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato al riciclaggio, dal trasferimento fraudolento di beni alla sostituzione di persona, e poi possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ad un sistema informatico, truffa, ricettazione, spaccio di sostanza stupefacente, omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio.
Le reazioni e i commenti del mondo dell’audiovideo
“Dopo l’operazione della Procura distrettuale di Catania oltre 900.000 italiani, sorpresi a guardare illegalmente contenuti a pagamento, rischiano gravi conseguenze penali ed economiche – afferma Massimiliano Capitanio, commissario Agcom – Una rivoluzione culturale e normativa non è più rinviabile. Serve un’alleanza di sistema che rimetta al centro la tutela dei contenuti. La notizia di questa mattina ci dimostra che una via c’è”.
L’operazione condotta dalla procura distrattuale di Catania ha suscitato il plauso dei player dell’audiovideo che operano in Italia, a partire da Sky, con l’amministratore delegato Andrea Duilio: “Voglio congratularmi con la Polizia Postale per gli importanti risultati raggiunti con l’operazione “Gotha”, che dimostrano ancora una volta quanto la pirateria sia un fenomeno gestito dalla criminalità organizzata – sottolinea – Sky è, e sarà sempre, al fianco delle forze dell’ordine in questa lotta in difesa dell’industria audiovisiva e a tutela di tutti coloro che si abbonano legalmente”.
“900.000 mila utenti per un profitto mensile di milioni di euro. Un numero impressionante che deve far riflettere seriamente sull’ingente danno che la pirateria continua a provocare al settore audiovisivo e, nel nostro caso, allo sport – è il commento di Dazn – Il lavoro che stanno svolgendo i reparti specializzati della Polizia Postale e della Guardia di Finanza rende evidente come sul mercato siano presenti player illegali che pregiudicano la possibilità di continuare a investire nell’industria dello streaming live di eventi sportivi. La condivisione di dati personali attraverso l’abbonamento a servizi illeciti mette inoltre a rischio la sicurezza degli stessi ‘clienti’ di questi servizi illegali – conclude la piattaforma di streaming – che dovrebbero essere consapevoli di condividere proprie informazioni sensibili con organizzazioni criminali sofisticate e pericolose”.
Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav, la federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali, pone l’accento sui danni che il fenomeno della pirateria audiovideo causa al sistema Paese: “Come Fapav plaudiamo all’importante operazione antipirateria annunciata quest’oggi, che ha rivelato ancora una volta come dietro la pirateria si nascondano vere e proprie mentalità criminali e ingenti profitti illeciti. Il fenomeno dello streaming illegale di contenuti audiovisivi rappresenta, non solo per l’industria del cinema, della Tv e dello sport, ma per il Paese nel suo complesso – spiega – un problema serio, sia sotto il profilo economico e di sviluppo industriale, sia rispetto alla sicurezza informatica e alla tutela della privacy dei cittadini. Questa operazione apre ad una nuova decisiva stagione di lotta alla pirateria con numerosi importanti appuntamenti istituzionali – conclude Bagnoli Rossi – dalle audizioni in Agcom legate all’implementazione della Direttiva Copyright all’attuazione del Regolamento Digital Services Act. Occorre essere sempre più efficaci e tempestivi nelle azioni di contrasto e in questa direzione ritengo sia fondamentale che la proposta di legge antipirateria, recentemente depositata alla Camera dei Deputati, viaggi spedita e possa diventare effettiva in tempi rapidi”.
“Alla Polizia italiana deve andare il nostro più sentito ringraziamento per lo straordinario lavoro svolto in questa battaglia incessante contro lo streaming illegale – commenta Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A – L’attenzione e l’impegno di tutte le parti in causa devono restare sempre ai massimi livelli perché i criminali trovano di continuo un modo per diffondere illegalmente i nostri contenuti sottraendo ingenti risorse al sistema calcio. Queste operazioni della Polizia e i recenti provvedimenti emessi da diversi Tribunali ci confermano che stiamo agendo da anni nella giusta direzione”.
Le indagini
Ad avviare le indagini è stato il Centro operativo sicurezza cibernetica di Catania, con il coordinamento del Servizio Polizia postale di Roma. Gli inquirenti hanno accertato nella loro attività investigativa l’esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico secondo ruoli distinti e ben precisi (capo, vice capo, master, admin, tecnico, reseller), i cui vertici erano distribuiti sul territorio nazionale tra Catania, Roma, Napoli, Salerno e Trapani ed all’estero in Inghilterra, Germania e Tunisia. Obiettivo dell’organizzazione era la distribuzione a un gran numero di utenti, su scala nazionale e internazionale, tramite Iptv illegali, di palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi. Tra le vittime Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime, Netflix.
I vertici dell’associazione, distribuiti nelle cinque provincie, decidevano i costi degli abbonamenti pirata, le modalità di sospensione del servizio e di distribuzione dei dispositivi per la ricezione dei contenuti, occupandosi di coordinare i loro “emissari” in tutta Italia. Le perquisizioni hanno riguardato le città di Ancona, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Catania, Cosenza, Fermo, Messina, Napoli, Novara, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Siracusa, Trapani, L’Aquila e Taranto.
Dalle indagini è inoltre emerso che alcuni degli indagati siano ufficialmente privi di reddito e di proprietà mobiliari ed immobiliari, e per questo percettori di “indennità di sostegno sociale”. Quanto alle loro attività, utilizzavano applicazioni di messaggistica criptate per comunicare tra loro, e di identità fittizie e documenti falsi, utilizzati anche per intestarsi le utenze telefoniche dedicate all’attività illecita.
Se la prima parte delle indagini ha riguardato i vertici dell’organizzazione e i loro rivenditori sul territorio, gli invetigatori avvertono che i prossimi sviluppi riguarderanno anche gli utenti dei servizi illegali.
Le intercettazioni
Le indagini hanno portato gli investigatori ad acquisire una serie di intercettazioni attraverso le quali emerge il modo di operare degli indagati (“Ormai siamo una organizzazione… c’e’ un boss… 5 capi decine”) e la loro volontà di mantenere un profilo basso, e a non ostentare con acquisti di lusso, come auto o capi di abbigliamento, la loro condizione economica: “Determinate cose sinceramente non si devono fare, determinati atteggiamenti… quanto più puoi volare basso sinceramente, cioè devi farlo”.