La pirateria musicale online in Italia è scesa del 50% in soli due anni. Ed è stato il 2018 l’anno che ha registrato le migliori performance con un -35%. È quanto emerge dai dati raccolti da Similarweb per Ifpi e Fimi secondo cui la pirateria oggi in Italia si attesta sotto il 20%. E nei primi tre mesi del 2019 si è registrato un ulteriore calo del 10% sia da mobile sia da desktop.
“La chiave di questo declino è un mix di contrasto efficace: di buone leggi, costruite nel tempo, e di modelli di business appetibili” commenta Enzo Mazza, ceo di Fimi. Sul piano dell’enforcement molti degli effetti – si legge nella nota di presentazione dei dati -derivano dall’applicazione del regolamento Agcom – in vigore dal 2013 e di recente adattato anche ai nuovi fenomeni – e dagli interventi in sede penale svolti dalla Guardia di Finanza nel corso degli anni.
In dettaglio, lo stream ripping, ossia il fenomeno del download di video e musica da YouTube, è sceso del 41% in un anno. E se i cyberlocker hanno visto una decrescita del 19,4% rispetto al 2018, bittorrent è addirittura sceso del 52,6% rispetto all’anno precedente.
“Questo non significa che il fenomeno sia stato sconfitto, perché spesso la pirateria ha individuato innovative forme causando nuovi impatti sul settore, ma conferma che c’è stata una risposta mirata che ha generato dei risultati – comment Luca Vespignani, Segretario generale della Federazione contro la pirateria musicale -. Oggi molta dell’attività è focalizzata sulla content protection, il presidio per contrastare uscite anticipate illegali o potenziali sottrazioni di contenuti nella filiera: fenomeni limitati ma con grande impatto economico su un prodotto, grazie alla facilità con la quale può essere propagato in rete”.