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Pirateria online, la Lega punta a esentare le telco dalla responsabilità penale



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Presentato un emendamento per modificare quanto previsto dal decreto Omnibus: “Impianto sanzionatorio spropositato rispetto al ruolo svolto dagli operatori”

Pubblicato il 7 gen 2025



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Prateria online, niente responsabilità penale per le telco. La Lega presenta un emenadamento al dl Giustizia, all’esame del Senato.

Cosa prevede l’emendamento

La proposta di modifica punta ad eliminare la responsabilità penale per i rappresentanti legali degli operatori di telecomunicazioni in caso di mancata segnalazione degli illeciti legati alla pirateria online. Si vuole sopprimere il riferimento ai “prestatori di servizi di accesso alla rete”, contenuto all’articolo 6-ter del dl Omnibus del 2024.

La norma in questione impone a una serie di soggetti di segnalare immediatamente all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria ogni illecito, fornendo tutte le informazioni disponibili. La norma “rappresenta un impianto sanzionatorio spropositato rispetto al ruolo svolto dagli operatori di telecomunicazioni e ha messo in discussione l’intero impianto normativo della legge Antipirateria”, si legge nella relazione illustrativa dell’emendamento.

Il decreto Omnibus

Lo scorso settembre le commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno dato il via libera a due emendamenti a firma dei senatori Dario Damiani (FI), Guido Quintino Liris e Antonella Zedda (FdI), riformulati, che puntano ad una stretta sulla pirateria tv.

Il primo prevede che nel perimetro dei soggetti interessati dalla eventuale sospensione dell’Agcom vengono ricompresi, oltre ai prestatori di servizi di accesso alla rete, i “fornitori di servizi di Vpn e quelli di Dns pubblicamente disponibili ovunque residenti e ovunque localizzati“. Mentre il secondo prevede che “i prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione, ivi inclusi i fornitori e gli intermediari di vpn (virtual private network) o comunque di soluzioni tecniche che ostacolano l’identificazione dell’indirizzo IP di origine, gli operatori di content delivery network, i fornitori di servizi di sicurezza internet e di Dns distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito, e gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web” debbano segnalare “immediatamente” all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria le condotte penalmente rilevanti di cui siano venuti a conoscenza e un ‘punto di contatto’ per le comunicazioni. L’omissione della segnalazione e della comunicazione sono “puniti con la reclusione fino ad un anno”. Si applica inoltre l’articolo sui ‘delitti informatici e trattamento illecito di dati’ che prevede sanzioni.

Nella versione riformulata della prima proposta, si prevede inoltre che i prestatori di servizi di assegnazione di numeri Ip, il Registro italiano per il country code Top level domain (cctld.it), i prestatori di servizi di registrazione di nome a dominio per i cc tld diversi da quello italiano e per i nomi a Generic Top level domain (gtld) provvedono periodicamente a riabilitare la risoluzione dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi Ip bloccati, quando siano passati almeno sei mesi dal blocco e tali indirizzi non risultino utilizzati per finalità illecite. Si prevede inoltre che l’Agcom, per garantire il corretto funzionamento del processo di oscuramento degli Fqdn e degli indirizzi Ip, ordini la riabilitazione della risoluzione Dns dei nomi di dominio e lo sblocco dell’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi Ip bloccati da almeno sei mesi, pubblicando la lista sulla piattaforma tecnologica unica.

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