Le case discografiche italiane segnano un’importante vittoria nella loro battaglia contro la pirateria online: il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso di CloudFlare contro l’inibitoria cautelare che gli imponeva di interrompere la fornitura del suo servizio Dns pubblico a tre famigerati siti BitTorrent che in precedenza erano stati bloccati da Agcom.
Lo rende noto Ifpi, l’organizzazione che rappresenta l’industria discografica nel mondo e di cui fa parte l’italiana Fimi, che ha coordinato l’azione iniziale intrapresa dalle società associate nel nostro paese (Sony Music Entertainment Italy, Universal Music Entertainment Italy., Warner Music Italia) contro CloudFlare all’inizio di quest’anno.
CloudFlare è uno dei principali intermediari internet sfruttati dalla pirateria online.
Respinto il ricorso di CloudFlare
A seguito di un’istanza supportata dal gruppo antipirateria italiano Fpm e da Fimi – il gruppo nazionale della rete Ifpi – il Tribunale di Milano ha infatti emesso nel mese di luglio un’ingiunzione cautelare contro CloudFlare, cui sono stati concessi 30 giorni per implementare le misure tecniche per impedire agli utenti di accedere ai siti identificati tramite il suo servizio Dns pubblico e per bloccare eventuali domini futuri da cui questi siti potrebbero operare.
CloudFlare ha impugnato la sentenza, ma ora il Tribunale di Milano ha respinto le argomentazioni del provider sulla sostanza della richiesta, confermando che la piattaforma deve conformarsi all’ordine indetto o comunque essere soggetta a penalità.
Decisione importante per l’Italia
Frances Moore, Ceo di Ifpi, ha commentato: “I servizi di CloudFlare consentivano agli utenti di accedere a siti web in violazione del copyright che sottraggono ricavi a coloro che investono e creano musica. Confermando l’ordinanza originaria contro CloudFlare, il Tribunale di Milano ha stabilito un precedente importante secondo cui gli intermediari online possono essere obbligati a prendere provvedimenti efficaci se i loro servizi sono utilizzati per la pirateria musicale”.
Enzo Mazza, ceo di Fimi, ha dichiarato: “Questa è una decisione importante per l’Italia, e non solo: CloudFlare, così come altri intermediari che forniscono servizi simili, dovrebbero intensificare i propri sforzi per impedire agli utenti di accedere a siti web illegali di cui è stato ordinato il blocco”.
La pirateria audiovisiva “ruba al Paese 1,7 miliardi ogni anno e fa perdere quasi 10mila posti di lavoro”, ha dichiarato Massimiliano Capitanio, commissario Agcom, a margine del convegno promosso a settembre scorso dall’associazione Cittadinanza Digitale in Senato sul tema della pirateria audio-video. “Serve un’alleanza di sistema”, ha affermato Capitanio: “Dal momento che ci troviamo di fronte a organizzazioni criminali, tutti devono giocare la propria parte”.