Via libera del Senato al decreto Omnibus su cui il governo aveva posto la fiducia. Nel provvedimento una stretta sulla pirateria tv, nello specifico sulle responsabilità di telco e provider che rischiano anche il carcere in quanto ritenuti penalmente responsabili. E che sono sul piede di guerra. Dopo l’intervento di Asstel, infatti, anche Anitec-Assinform e Assoprovider lanciano l’allarme sulle nuove misure.
I due emendamenti approvati
La prima prevede che nel perimetro dei soggetti interessati da una eventuale sospensione dell’Agcom di servizi illeciti vengano ricompresi, oltre ai prestatori di servizi di accesso alla rete, i “fornitori di servizi di Vpn e quelli di Dns pubblicamente disponibili ovunque residenti e ovunque localizzati“.
Mentre la seconda impone che “i prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione, ivi inclusi i fornitori e gli intermediari di vpn (virtual private network) o comunque di soluzioni tecniche che ostacolano l’identificazione dell’indirizzo IP di origine, gli operatori di content delivery network, i fornitori di servizi di sicurezza internet e di Dns distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito, e gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web” debbano segnalare “immediatamente” all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria le condotte penalmente rilevanti di cui siano venuti a conoscenza e un ‘punto di contatto’ per le comunicazioni. L’omissione della segnalazione e della comunicazione sono “puniti con la reclusione fino a un anno”.
Le osservazioni di Anitec-Assinform
La seconda misura sarebbe “eccessivamente sproporzionata e inefficace ai fini del contrasto ai fenomeni di pirateria online”, spiega Anitec-Assinform in una nota. “La stessa colpisce, infatti, soggetti totalmente estranei all’oggetto del reato di cui sono responsabili chi diffonde illecitamente contenuti online e chi usufruisce di tali contenuti. I motori di ricerca, così come i prestatori di servizi di accesso alla rete e i fornitori di servizi della società dell’informazione sono, infatti, da considerarsi dei meri intermediari che non possono vedersi attribuita una responsabilità penale non coerente con la natura dei servizi da loro prestati”.
Inoltre, su un piano strettamente operativo, secondo l’associazione delle principali aziende di information and communication technology che operano sul mercato italiano, la norma non identifica i criteri, modalità e condizioni che determino l’effettiva condotta omissiva, a partire dall’effettiva conoscenza da parte dei soggetti intermediari della condotta di reati commessi da terze persone, il che comporterà evidenti difficoltà di applicazione della disposizione.
Infine, la misura è senza dubbio un unicum nel panorama europeo. “Tale disposizione configurerebbe, infatti, una possibile violazione di principi fondamentali del diritto dell’Ue, a partire dal principio del cd. country of origin, il quale prevede che le imprese possano essere soggette esclusivamente alle norme del Paese in cui sono stabilite. Tale principio, infatti, ha il chiaro obiettivo di evitare che l’imposizione di norme nazionali ad aziende stabilite in altri Stati membri possa ostacolare il commercio intra-Ue, intaccando la coesione economica e sociale dell’Unione”.
Infine, Anitec-Assinform sottolinea che la nuova disciplina finirebbe per vanificare i buoni risultati raggiunti in attuazione della normativa vigente, che ha previsto l’introduzione della piattaforma unica centralizzata per il contrasto ai siti pirata di eventi sportivi online con l’istituzione di meccanismi di segnalazione e blocco di contenuti illegittimi. “Un sistema che, in poco meno di un anno di attività, ha già dimostrato la sua piena efficacia, anche grazie alla collaborazione tra attori del mercato, Autorità e Istituzioni”.
I punti critici degli emendamenti secondo Assoprovider
Anche Assoprovider, l’associazione rappresentativa dei piccoli e medi fornitori di servizi Internet in Italia, lancia un forte allarme riguardo agli emendamenti approvati. Anche in questo caso, il punto di massima criticità è l’introduzione del rischio di carcerazione per gli Internet Service Provider che non segnalino tempestivamente presunte attività illecite. “Questa disposizione rappresenta una minaccia senza precedenti per il settore delle telecomunicazioni in Italia”.
Giovanbattista Frontera, presidente di Assoprovider, precisa che “l’introduzione del rischio di carcerazione per gli Isp è una misura draconiana e sproporzionata. Questa norma non solo mette a repentaglio la libertà personale degli operatori del settore, ma rischia di paralizzare l’intero sistema delle telecomunicazioni in Italia”.
Assoprovider evidenzia una serie di punti critici anche sui piani dell’operatività e della concorrenza: gli Isp innanzitutto non hanno gli strumenti né le competenze per determinare quali attività siano “penalmente rilevanti”. Il timore di sanzioni penali potrebbe inoltre portare a un eccesso di segnalazioni, intasando il sistema giudiziario, senza contare che questa norma colpirà in modo sproporzionato i piccoli e medi operatori, che non hanno le risorse per implementare sistemi di monitoraggio complessi. C’è infine il tema del conflitto con la privacy: l’obbligo di monitoraggio si scontra con le normative sulla protezione dei dati personali, mettendo gli Isp in una posizione legale insostenibile.
“Ci troviamo di fronte a un bivio pericoloso. Da un lato, rischiamo il carcere se non segnaliamo attività sospette. Dall’altro, potremmo violare le leggi sulla privacy se monitoriamo eccessivamente il traffico dei nostri utenti. È una situazione impossibile per qualsiasi operatore”, aggiunge Frontera.
Assoprovider chiede quindi un immediato intervento del legislatore per rimuovere la minaccia di carcerazione e rivedere complessivamente questi emendamenti. “Siamo determinati a contrastare la pirateria, ma non possiamo accettare il rischio di finire in carcere per svolgere il nostro lavoro. Chiediamo una revisione urgente di questi emendamenti e l’apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti interessate”, chiosa Frontera.
La posizione di Aiip
Estremamente critica anche la posizione di Aiip, l’Associazione Italiana degli Intrnet Provider: “Con queste modifiche – afferma il presidente Giovanni Zorzoni – viene sottratta ad Agcom la possibilità di fissare un limite tecnico al numero di oscuramenti contemporanei, un compromesso che avevamo concordato all’interno dei tavoli tecnici, e finalizzato ad assicurare che tutti gli operatori, indipendentemente dal dimensionamento e dal tipo di rete, potessero effettivamente contribuire all’attività di filtraggio”.
“Gravissima, poi – prosegue il presidente di Aiip – la deresponsabilizzazione dei segnalatori di indirizzi utilizzati per scopi illegali, che, grazie alla nuova norma, potranno oscurare siti non più esclusivamente, ma anche solo ‘prevalentemente’ impiegati per distribuire contenuti illeciti, allargando in modo sostanziale le maglie della loro discrezionalità. Potrà quindi accadere, molto più frequentemente, che vengano bloccati anche indirizzi leciti che sono impiegati solo in via accidentale per la trasmissione di contenuti pirata – aggiunge il rappresentante dell’Associazione – Questo è un fatto grave anche nei confronti dell’Autorità, che si troverà a dover gestire possibilmente una massa infinita di ricorsi rispetto ad altrettante segnalazioni che corrisponderanno a falsi positivi”.
Rispetto all’introduzione di una ipotesi di reato in capo a tutti i prestatori di servizi, inclusi i fornitori di accesso alla rete, che non segnalano tempestivamente alla Autorità giudiziaria o alla Polizia condotte illecite daparte dei propri utenti, “La conseguenza indiretta di questo provvedimento sarà quella di gravare gli operatori di accesso ad Internet della sorveglianza attiva del traffico, rischiando di violare sia le normative nazionali – spiega – sia quelle europee, e mettendo a rischio il principio di ‘mere conduit’ su cui si fonda la nostra attività”.
“Proprio in tema di proporzionalità – aggiunge Zorzoni – è utile notare che le aziende telco, le uniche ad aver collaborato ai tavoli tecnici e al fattivo avvio del sistema Piracy Shield insieme all’Autorità Garante delle Comunicazioni, hanno già investito ingenti risorse economiche e sono chiamate ora, ancora una volta, e purtroppo in esclusiva, ad ulteriori sforzi senza che ci sia una minima previsione di ristori, più volte promessi ma mai concretizzati”.
“Con quanto accaduto in Senato -conclude il presisente di aiip – passa il messaggio che, nel nome dell’antipirateria, sia sacrificabile ogni altro interesse, ivi compreso il pubblico servizio di telecomunicazioni, in spregio ad ogni principio di equilibrio e
proporzionalità. Questi emendamenti – conclude Zorzoni – colpiscono gli operatori di accesso ad Internet e calpestano le prerogative dell’Autorità. Un comportamento così irresponsabile nei confronti dell’Internet italiana, che aveva risposto compatta in modo serio e collaborativo alle istanze del mondo del calcio, tradisce la fiducia e la leale collaborazione offerta dal settore. AIIP confida in una tempestiva correzione di rotta da parte della maggioranza parlamentare e del Governo”.