Pirateria, sull’Acta braccio di ferro Usa-Ue

Gli Stati Uniti negano la pubblicazione (sul sito della Ue) del risultato dei negoziati di agosto sull’accordo anti-contraffazione. In ballo la linea dura con chi viola le norme sul diritto d’autore

Pubblicato il 02 Set 2010

Sembra infittirsi il velo di segretezza che circonda l’Acta,
l’accordo globale anti-contraffazione (Anti-counterfeiting trade
agreement), in fase di discussione tra le potenze mondiali,
compresa l’Unione europea. Secondo fonti dell’Ue, i
rappresentanti degli Stati Uniti che partecipano ai negoziati
avrebbero negato ai loro colleghi europei l’autorizzazione a
pubblicare online la bozza dell’accordo stilata dopo gli incontri
di agosto.

La Commissione europea, più volte pressata nei mesi scorsi da
diversi gruppi di interesse e dal Parlamento europeo a rivelare
maggiori particolari sull’accordo, ha informato ieri gli
europarlamentari sull’esito dei negoziati del mese scorso. Il
Parlamento dovrà dare il proprio voto sull’Acta alla fine
dell’anno ed è naturale che voglia saperne di più. "La
trasparenza è un valore fondamentale per l’Europa e faremo
pressione sui nostri partner perché siano anch’essi
trasparenti”, ha dichiarato un europarlamentare austriaco, dei
Verdi, sul sito EurActiv.

I contenuti dell’Acta, sempre circondati da una cortina di
segretezza, hanno destato più di un sospetto tra le lobby europee,
che temono che il documento voglia attribuire forti poteri ai
governi per combattere non solo la pirateria commerciale ma anche
il semplice scambio di files su Internet del tipo peer to peer. La
linea dura non piace all’Europa: anche dal Telecoms Package la
cosiddetta politica dei tre colpi (taglio della connessione
Internet per chi viene sorpreso per la terza volta a scaricare
illegalmente files), che faceva parte delle ipotesi ventilate
inizialmente, è stata rimossa nel testo finale.

Secondo fonti del Parlamento Ue, basterebbero piccole modifiche
all’Acta per consentire ai singoli governi di legiferare sulla
pirateria a propria discrezione. Gli Stati Uniti, che calcolano di
perdere un fatturato del valore di 13 miliardi di euro ogni anno a
causa della vendita di copie pirata di film, musica, software e
altro materiale protetto da copyright, adotteranno probabilmente il
polso di ferro. I negoziati per l’Acta riprenderanno questo
stesso mese in Giappone.

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