"Dove c'è solo un ricavo pubblicitario ci può essere
un tipo di affollamento, laddove ci sono altri ricavi (canone e
abbonamento), e capite a chi mi posso riferire, ci possono essere
altri affollamenti, come ad esempio ci sono per il servizio
pubblico". Paolo Romani, viceministro dello Sviluppo
economico con delega alle Comunicazioni anticipa i temi caldi
contenuti nella direttiva Ue “Servizi di media audiovisivi”,
il cui recepimento dovrà avvenire entro il 18 dicembre.
Direttiva che potrebbe cambiare le carte in tavola sui limiti
della pubblicità nel mercato televisivo italiano. Un fronte
delicato in un momento di cambiamento epocale per diversi motivi.
La transizione in corso al digitale terrestre, la crisi delle
inserzioni pubblicitarie e la guerra fra Mediaset e Sky rendono
il panorama quanto mai conflittuale.
Sui temi della pubblicità si sono confrontati ieri i player
principali nel corso del seminario su “Industria audiovisiva e
normativa europea: quali scelte per competere sul mercato
globale?” organizzato ieri a Roma. "Si tratta – ha detto
Romani- di fare un mercato competitivo e concorrenziale,
garantendo, a tutti a prescindere dalle diverse fonti di
finanziamento, pari condizioni di partenza". Si guarda alla
direttiva Ue come a una leva per un "quadro di norme – ha
detto introducendo il convegno Gabriella Cims, responsabile del
coordinamento dell'Osservatorio del ministero dello Sviluppo
economico (Dipartimento Comunicazioni) – in grado di dare
certezza all'industria dell'audiovisivo italiano".
Nella direttiva Ue, secondo Gina Nieri, consigliere di
amministrazione di Mediaset, "c'è un principio di
neutralità tecnologica che deve portare a creare un piano di
gioco uguale per le varie piattaforme. La tv terrestre, quella
digitale e quella analogica, fin quando ci sarà – aggiunge Nieri
– non può essere l'unica ad avere vincoli così
pressanti" come ad esempio in tema di pubblicita'.
"Sky – ha ricordato il consigliere di Mediaset – fa lo
stesso affollamento nostro", ricordando che anche alcune
associazioni di consumatori chiedono "una riduzione per le
tv a pagamento".