Quello che i governi non vogliono: Google apre il “misura-censura”

Battesimo per il tool messo a punto dall’azienda californiana che svela le richieste di “oscuramento” da parte dei vari Paesi. Ok dal Consiglio d’Europa: “L’opinione pubblica ha il diritto di sapere quello che gli Stati chiedono di rimuovere da Internet”

Pubblicato il 21 Apr 2010

Google svela i dati delle censura. La società di Mountain View
lancia un misuratore che mostra il numero di richieste di dati
degli utenti o di rimozione di contenuti ricevute nel corso degli
ultimi sei mesi del 2009 da parte dei vari governi.

Riguardo alle richieste di rimozione di contenuti, in testa si
trova il Brasile con 291, segue la Germania con 188, l'India
con 142, gli Stati Uniti con 123. L'Italia si trova in settima
posizione con 57 richieste di rimozione. Il Brasile detiene anche
il record di richieste di dati degli utenti a quota 3.663, seguito
da Stati Uniti con 3580 e Gran Bretagna con 1.166. L'Italia è
sesta con 550.

Nella classifica non compare la Cina, finita più volte nel mirino
per la censura su Internet. Sulla mappa al posto del numero
corrispondente appare un punto interrogativo e la seguente
spiegazione: "La Cina considera la richieste di censura
segreto di Stato, non possiamo quindi fornire questa informazione
al momento".

“La censura nel mondo sta aumentando – ricorda il vicepresidente
David Drummond sul blog aziendale -. Oggi 40 governi impongono la
rimozione di informazioni su Internet, contro i 4 che lo facevano
nel 2002. Ovviamente non tutte le richieste che ci arrivano dai
governi sono illegittime: alcune riguardano la tutela della privacy
e dei minori, altre sono utili a scopi investigativi. In generale
però noi crediamo che più trasparenza a livello globale
contribuisca a ridurre la censura e per questo abbiamo lanciato
questo nuovo strumento che contiamo di aggiornare ogni sei
mesi”.

Il segretario generale del Consiglio d'Europa (Cde), Thorbjorn
Jagland, ha accolto positivamente la decisione presa da Google di
rendere noti i dati inerenti le richieste di rimuovere o censurare
contenuti. 'L'opinione pubblica – osserva Jagland in una
nota – ha il diritto di sapere quello che i governi chiedono di
rimuovere da internet. La trasparenza è essenziale se si vuole
proteggere la libertà di espressione" aggiunge invitando
tutti i governi europei dall'astenersi dal filtrare contenuti
sulla rete se non per le ragioni prescritte dall'articolo 10
della Convenzione europea per i diritti dell'uomo.

"Le azioni dei governi in questo ambito devono essere
prestabilite per legge e necessarie in una societa'
democratica", ha aggiunto il Segretario generale. 'Solo il
dialogo e la cooperazione tra lo Stato, il privato, le
organizzazioni internazionali e la societa' civile possono
consentire di arrivare a delle soluzioni che saranno un beneficio
per tutti'.

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