“Quella di Grillo è una proposta che andava bene al tempo dell’analogico, in epoca digitale la questione è un po’ diversa”. Antonio Sassano, professore di Ricerca Operativa all’Università La Sapienza di Roma, non boccia l’ipotesi di privatizzare una parte della Rai, come proposto da Beppe Grillo, ma sostiene che la questione andrebbe posta in termini diversi rispetto a quelli proposti dal leader del Movimento 5 Stelle. Che oggi nel suo blog ha ribadito il concetto, ”E’ indispensabile creare una sola televisione pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica e senza pubblicità – scrive Grillo – Le due rimanenti possono essere vendute al mercato. E’ necessario rivedere anche i contratti di concessione per le televisioni private e definire un codice deontologico al quale devono attenersi”.
“Nell’epoca digitale – dice Sassano all’Ansa – un singolo multiplex (sistema di trasmissione, ndr) trasporta più canali. Dire oggi che si vogliono vendere due reti significa vendere due marchi, due palinsesti, due strutture e poi stabilire che la Rai su un singolo multiplex ha il diritto di trasmettere solo un canale e gli altri no. La proposta, secondo me, va specificata meglio: se si dicesse che alla Rai resta un multiplex di servizio pubblico, con quattro-cinque canali, ad esempio uno generalista, poi Rai Scuola o Rai Storia, tutti finanziati solo con il canone, senza pubblicità, questa potrebbe essere una soluzione ragionevole”.
“Occorrerebbe però prima scindere la Rai finanziata con il canone da quella che raccoglie la pubblicità sul mercato e quest’ultima potrebbe essere privatizzata”.
“Il digitale insomma – prosegue Sassano – cambia i termini del discorso. In Francia si è privatizzato un canale, ma prima dell’avvento del digitale. In Italia, ma questa è un’opinione personale, l’idea di separare l’attività della Rai e poi vendere è ottima anche per stimolare il mercato e sarebbe in linea con il resto d’Europa. Aprirebbe ad una concorrenza maggiore del duopolio”.
“Un’altra ipotesi – aggiunge il professore – è quella di vendere Rai Way, che fu avviata nel 2001 e poi cancellata dai governi successivi. Separare la rete dal resto della Rai e poi cederla è un’ipotesi possibile, che ha un senso”.
Secondo Sassano lo stato potrebbe recuperare risorse dalla privatizzazione, ma “qualunque operatore, prima di comprare, vorrebbe avere certezze sull’investimento almeno a medio termine. Per garantire questo il sistema delle frequenze dovrebbe essere coordinato a livello internazionale”.
Sassano commenta anche l’ipotesi di Grillo di rivedere le concessioni alle tv private. “Nel programma di Grillo si prevedono aste per le frequenze ogni cinque anni – dice il professore – Invece di fare questo, sistemiamo le questioni relative allo spettro e facciamolo pagare per quello che vale. Dando un orizzonte di cinque anni, non fornisco certezze agli operatori, mentre riordinando lo spettro garantisco allo Stato maggiori entrate. Se rivedere le concessioni televisive significa questo, sono d’accordo con Grillo. Quanto ad un codice deontologico, l’Autorità sia lì per questo. Penso che già lo faccia”.