MEDIA

Canone Rai in arrivo per smartphone e tablet?

L’Ad della Tv pubblica Carlo Fuortes lancia l’allarme: “Ricavi dimezzati, persi 700 milioni in 13 anni”. E tra le proposte c’è l’estensione del tributo ai dispositivi multimediali. Plaude l’Usigrai, ma Lega e Fratelli d’Italia fanno muro

Pubblicato il 13 Ott 2021

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Il canone Rai è “incongruo” rispetto alle necessità della Tv pubblica, che negli ultimi anni ha visto una diminuzione costante delle entrate, fino a un sostanziale dimezzamento, con un crollo pari a 700 milioni di euro, in un momento in “gli investimenti pubblicitari si stanno rimodulando con forme innovative”. A sostenere questa tesi di fronte alla commissione di vigilanza Rai è l’amministratore delegato della Tv pubblica, Carlo Fuortes, che ha colto l’occasione per proporre la sua ricetta, “quattro modeste proposte – così le ha definite durante il suo intervento – per invertire le dinamiche economiche e tentare di avvicinarsi alle best practice europee,  senza incidere sulle tasche degli italiani”.

Ma in cosa consistono le proposte di Fuortes? Si parte dal “riconoscimento integrale delle risorse del canone, eliminando le trattenute da 110 milioni, finanziando il fondo per il pluralismo con altre risorse”, per passare alla cancellazione della tassa sulla concessione sul canone ordinario, all’ampliamento del perimetro di applicazione del canone ai device multimediali, quindi prevedendo che debba essere pagato anche da chi non possiede una tv ma utilizza smartphone e tablet, e infine alla riduzione del limite di affollamento pubblicitario per singola fascia all’8%.

Nella sua analisi il manager imputa il calo degli introiti registrato dalla Tv pubblica principalmente alla diminuzione dei ricavi pubblicitari e commerciali, su cui hanno inciso “le decisioni legislative e l’evoluzione tecnologica, quindi il digitale terrestre e il grande mercato televisivo dei prodotti premium”. In parallelo il canone vigente in Italia “risulta di gran lunga il più limitato in tutta Europa – aggiunge Fuortes – E’ una risorsa incongrua, parliamo di 90 euro contro i 312 della Svizzera o i 138 della Francia. Oltre a essere incongrue – prosegue – queste risorse sono anche incerte. Una cosa positiva con l’introduzione del canone in bolletta è relativa all’aumento della platea di 6,8 milioni e al tasso di evasione, che è sceso al 5-3 per cento”. “Per cercare di supplire a questa enorme riduzione di risorse, si è ottenuto in equilibrio economico grazie a continui interventi di razionalizzazione dei costi, dei programmi in particolare, con l’ottimizzazione del palinsesto – aggiunge Fuortes – E’ doloroso dirlo ma c’è stata una riduzione di investimenti sia sul prodotto culturale e sull’acquisto di diritti sia sulle infrastrutture immobiliari e tecnologiche”.

Le proposte dell’amministratore delegato della Tv pubblica hanno ottenuto una rapida bocciatura da diversi esponenti del mondo della politica, a iniziare da Federico Mollicone, responsabile Cultura di Fratelli d’Italia e membro della commissione di vigilanza sulla Rai, che ha evidenziato come L’eliminazione dell’attuale trattenuta da 110 milioni di euro a partire dal 2022 “distruggerebbe il sistema editoriale italiano, perché quei 110 milioni alimentano il fondo per il pluralismo dell’editoria”.

Dal fronte della Lega arriva invece la preoccupazione che la presa di posizione di Fuortes possa essere propedeutica a un aumento del canone, e la bocciatura della proposta sull’estensione del tributo agli smartphone e ai tablet: “L’audizione dell’amministratore delegato ha lanciato segnali molto preoccupanti e non vogliamo nemmeno pensare che l’azienda si stia preparando a mettere le mani nelle tasche dei cittadini – affermano in una nota il capogruppo Lega in Vigilanza Rai, Massimiliano Capitanio, e i commissari Giorgio Bergesio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi, Leonardo Tarantino – la Lega si opporrà in tutti i modi a nuovi canoni. Prima la Rai si impegni a fornire un servizio di qualità (…) e con una Raiplay che arrivi almeno ai livelli di Netflix. Poi impari a gestire il patrimonio immobiliare come un buon padre di famiglia, senza sprechi e dilettantismi. Infine, preoccupiamoci di chi ancora non paga il canone prima di tassare i cellulari o aumentarlo a chi è già in regola”.

“Dopo l’illustrazione in Vigilanza da parte del neo amministratore delegato non si può fare più finta di nulla – afferma in un comunicato l’esecutivo Usigrai – Come denunciamo da anni, i ricavi della Rai sono incongrui, incerti, in riduzione e instabili a causa di fattori esterni. Le novità che potrebbero arrivare dal recepimento della Direttiva europea in merito ai tetti pubblicitari rischiano di mettere in ginocchio la Rai. Questo quadro crea disastri strategici perché riduce gli investimenti, riduce la possibilità di fare concorsi per assumere nuove competenze, impedisce qualunque progetto di sviluppo. Le proposte avanzate da Fuortes per risolvere il nodo strutturale delle risorse – aggiunge il sindacato – sono largamente condivisibili. Se si vuole rilanciare il Servizio Pubblico, noi come sempre siamo pronti a fare la nostra parte, ma ora è ancor più chiaro che nulla possa avvenire senza un intervento sulle risorse”.

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