La nuova policy per la privacy di Google, in vigore da oggi, viola la legge europea: lo hanno concluso le autorità Ue per la protezione dei dati. Come noto, il garante francese per la protezione dati, il Cnil, ha guidato un’indagine pan-europea sulla policy di Big G e aveva già espresso i propri dubbi sulla legalità del nuovo sistema che Google si prepara a implementare.
Il commissario Ue alla Giustizia Viviane Reding ha spiegato a Radio Four della Bbc che le autorità per il controllo dei dati in Europa hanno chiesto alla controparte francese di analizzare le nuove impostazioni per la privacy del motore di ricerca americano e “sono giunte alla conclusione che tali impostazioni destano forte preoccupazione perché non sono compatibili con la legge europea e non sono state applicate le norme sulla trasparenza”.
Google aveva annunciato a gennaio che avrebbe “semplificato e unificato” le sue 60 diverse policy creandone una sola valida per tutti i suoi servizi, da YouTube a Gmail al social network Google+. Gli utenti sono costretti a aderire alla nuova linea guida sulla privacy se vogliono continuare a usare i servizi di Google: non esiste la possibilità di fare opt out.
“Queste impostazioni violano la legge Ue sotto molti aspetti”, ha spiegato la Reding. “Tanto per cominciare nessuno è stato consultato, non si seguono le leggi sulla trasparenza e i dati delle persone sono consegnati a terze parti, senza il consenso degli utenti”. "La protezione dei dati personali è una regola base dell’Unione europea, prevista dai nostri trattati. Non ci sono se: è un must”, ha aggiunto la Reding.
Google aveva in precedenza pubblicato un messaggio sul suo blog difendendo la sua policy dalla "massa di chiacchiere e confusione” sollevatesi in questi giorni. “Le nostre impostazioni sulla privacy ora sono più facili da capire”, sostiene Google.
Ma per Reding la maggior parte degli utenti non sa a che cosa sta dando il consenso: "Il 70% degli utenti raramente, se non mai, usa i termini e le condizioni degli accordi con gli Internet provider, scritti in caratteri minuscoli e complicati da capire. Questo preoccupa i consumatori”. Si tratta di un tema che non riguarda solo Google, ma molte altre aziende, ha proseguito il commissario: “Sappiamo che i dati sono la linfa vitale di una nuova industria, ma ci sono regole basilari in Europa che vanno applicate; invece spesso vediamo che l’illegalità ha la meglio”.