Reti sociali, un laboratorio per le Tlc

Faculty Award di Ibm alla ricerca di Alessandro Panconesi che studia le interrelazioni tra infrastrutture e comportamenti

Pubblicato il 01 Mar 2010

Le reti sociali hanno precise caratteristiche strutturali ed
organizzative, alcune note, altre ancora da scoprire e,
soprattutto, da comprendere. Studiare le reti sociali diventa così
un modo per migliorare l'efficacia delle infrastrutture di
comunicazione e, viceversa, studiare le reti di comunicazione può
svelare importanti caratteristiche organizzative di processi di
interazione sociale. Ne è convinto Alessandro Panconesi,
professore ordinario di Informatica all’università” Sapienza
di Roma, che nella sua ricerca “La dimensione sociale del
networking” ha fatto emergere caratteristiche e possibili
evoluzione del fenomeno e, per questo, è stato premiato con
l’Ibm Faculty Award.

Secondo l’indagine l'avvento di internet e della telefonia
mobile, e la loro successiva integrazione, hanno trasformato le
reti di comunicazione digitale in quelle che i sociologi chiamano
reti sociali. L'uso diffuso di strumenti come ad esempio le
chat, le email o gli sms, creano in tempo reale giganteschi
intrecci che catturano importanti processi di interazione sociale.
Questa tendenza sembra solo destinata ad aumentare con
l'avvento del cosiddetto pervasive computing, quando la rete
incorporerà via via altri oggetti della nostra quotidianità,
dalle automobili agli elettrodomestici.

Uno degli aspetti più affascinanti che riguarda le reti sociali è
la diffusione delle informazioni al loro interno, che accomuna
argomenti apparentemente disparati come la diffusione dei virus
digitali attraverso internet, le epidemie virali nella popolazione
umana e persino la diffusione delle idee e delle mode. In
particolare, il rumour spreading (letteralmente diffusione dei
pettegolezzi) è un semplice algoritmo per la diffusione dei
messaggi nelle reti, mutuato dal comportamento delle epidemie
virali. Si parte con un nodo sorgente che vuole diffondere un
pettegolezzo a tutta la rete. La diffusione inizia a propagarsi
quando il nodo sorgente sceglierà a caso un amico a cui
comunicherà il pettegolezzo; da quel momento in poi, ogni nodo che
è venuto a conoscenza del pettegolezzo farà in continuazione la
stessa cosa, comunicando l'informazione ad un amico scelto a
caso, poi a un altro e così via.

Se pensiamo al pettegolezzo come ad una informazione utile, ad
esempio un segnale di allarme, o ad una cosa dannosa come un virus,
digitale o meno, determinarne la velocità di diffusione può avere
implicazioni importanti non solo da un punto di vista
"meramente" tecnologico. Le reti sociali hanno
caratteristiche strutturali molto particolari e lo scopo di questa
ricerca è quello di capire se e in che misura esse facilitano, o
rallentano, la diffusione delle informazioni per processi
"epidemici" come il rumour spreading.

Uno degli obiettivi dell’indagine, infatti, è di formulare nuovi
modelli per le reti sociali. In particolare, al momento non
esistono modelli matematici soddisfacenti per le reti mobili,
quelle ad esempio costituite dagli abitanti di una città che si
muovono con i loro telefonini, e questo è un ambito di particolare
interesse del progetto.

I risultati preliminari di questa ricerca hanno già ottenuto un
prestigioso riconoscimento internazionale. Il lavoro "Almost
Tight Bounds for Rumour Spreading with Conductance", che
Panconesi ha sviluppato con i suoi dottorandi Flavio Chierichetti e
Silvio Lattanzi, è stato invitato all'Acm Symposium on Theory
of Computing, il più prestigioso congresso internazionale
nell'ambito dell'informatica teorica.

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