Romani: frequenze, gare dopo il beauty contest

Il viceministro con delega alle Comunicazioni: “Apriremo agli operatori telefonici entro il 2012. La priorità è la procedura di infrazione di Bruxelles”

Pubblicato il 14 Dic 2009

Perché l’Italia rinuncia a incassare miliardi di euro, come
negli Usa e come ci si appresta a fare in altri Paesi europei,
mettendo allasta le frequenze liberate dal passaggio al digitale
della tv? Lo scorso aprile l’Agcom, scrive Affari e Finanza di
Repubblica, ha pubblicato una delibera per stabilire che lo switch
off avrebbe liberato 5 frequenze; nella stessa delibera ha
stabilito che l’assegnazione di questo dividendo digitale
avverrà non con un’asta competitiva ma con un beauty contest i
cui criteri sono però ancora da definire. “Con questa prima
decisione, inviata subito a Bruxelles, Roma è riuscita a
‘congelare’ la procedura di infrazione che pende sull’Italia
grazie alla legge Gasparri”. Quanto ai criteri della gara,
l’Agcom ha preparato un documento tuttora in consultazione
pubblica secondo cui l’assegnazione dovrà tenere conto anche ma
non solo dell’offerta economica: conteranno di più criteri come
“la diffusione di contenuti di buona qualità”.

“Non c’è un meccanismo partecipato e trasparente”, commenta
Nicola D’Angelo, commissario Agcom che ha votato contro la
delibera, “non c’è chiarezza sufficiente su quali soggetti
possano alla fine partecipare. Non si accenna all’assegnazione
dei cosiddetti ‘white space’, frequenze che fanno parte dello
spettro in questione ma che non sono utilizzabili per la tv mentre
potrebbero essere utilmente assegnate alle società
telefoniche”.

Ma il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani assicura che
anche l’Italia farà le gare competitive per assegnare le
frequenze agli operatori telefonici, entro il 2012, ma non subito,
“perché la priorità è risolvere il problema della procedura di
infrazione di Bruxelles”. “Questa fase, che si chiuderà con il
beauty contest, serve a risolvere le contestazioni europee e a
sanare il rischio di portare il duopolio nel digitale”, spiega
Romani. “E per questo si limita solo alle tv: perché serve a far
entrare nuovi soggetti sul mercato. Per questo lo schema di
apertura si compone di 5 frequenze per la tv e una per il Dvbh, la
tv sui terminali mobili”. Ma il Dvbh non ha avuto un grande
successo, obietta A&F: che senso ha assegnare una quarta
concessione? “Per risolvere definitivamente il rischio di
procedura di infrazione”, ribadisce il viceministro. Dopodiché
si passerà ad altri temi, per esempio, “le tv private. Tutte
quelle che hanno avuto una frequenza con la digitalizzazione delle
tv, e quindi 4 o 5 canali da gestire, sono in grado di farlo? Molte
piccole emittenti dovranno consorziarsi e si libereranno nuove
frequenze”. Frequenze che saranno riprese dal ministero. “Tanto
più che entro il 2015 si dovranno liberare i canali dal 61 al 69
che l’Ue assegna alle tlc mobili. C’è ancora parecchio lavoro
da fare”, conclude Romani.

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