DIRITTO D'AUTORE

Salvaggio: “Copyright: i produttori siano più coraggiosi”

Il provvedimento Agcom per la prima volta punta al pesce grosso e non all’utente finale. Ma attenzione: contiene un invito a promuovere un’offerta legale ampia e diversificata

Pubblicato il 30 Lug 2013

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Sono settimane molto importanti per lo sviluppo di una cultura digitale che in Italia ha sempre stentato a riconoscersi e a farsi riconoscere come un valore. L’Autorità per le Comunicazioni (Agcom) ha approvato nei giorni scorsi il regolamento sulla tutela del copyright ora in consultazione pubblica per 60 giorni. Si tratta di un provvedimento che mostra segnali di apertura e di evoluzione anche rispetto ad altri Paesi Europei, dove l’indirizzo è sempre stato quello di puntare ad una politica di repressione piuttosto che di sviluppo di modelli di business evoluti e condivisi.

L’Italia non ha mai brillato per lungimiranza digitale, la rete è sempre stata considerata più un pericolo che una potenzialità. Per questo il regolamento Agcom sulla tutela del copyright ha destato molta sorpresa: da una parte si è compreso che dietro l’illegalità diffusa dello scambio di contenuti protetti, vi è un fenomeno decisamente più preoccupante legato ai ritorni economici che questi comportamenti illeciti producono direttamente (scambio pubblicitario) e indirettamente (finanziamento attività criminali). Colpire la pirateria massima significa puntare al pesce grosso e non gli utenti finali, cioè chi fa il download, e il peer-to-peer.

L’altro aspetto molto importante contenuto nel regolamento Agcom è un invito a promuovere con coraggio e vision un’offerta legale ampia e diversificata, che miri a educare i consumatori creando una cultura della legalità diffusa nella fruizione dei contenuti digitali. Questo è un punto fondamentale, soprattutto per le nuove generazioni, native digitali. Partire dalle scuole, iniziare un percorso di avvicinamento alla cultura dei contenuti affinché vi sia sempre più la consapevolezza che tutto ciò che transita sulla rete, rappresenta conoscenza ma anche sviluppo, e non può esserci sviluppo senza rispetto e attenzione verso il lavoro di tutti.

I produttori di contenuti dal canto loro dovrebbero mostrare più coraggio, non rimanere arroccati sul solo ritorno legato ai diritti, ma investire sui giovani, credere nel mercato e proporre offerte sempre più allargate e rispondenti alle esigenze di un consumatore che oggi è molto più attento e vivace rispetto al passato. Il tema della rete e dei contenuti si sposa inevitabilmente con quello dell’informazione e della veicolazione delle notizie via web.

E’ in questi giorni in discussione in Parlamento la riforma sulle norme in merito alla diffamazione a mezzo stampa: niente carcere per i giornalisti, blog esclusi dall’applicazione delle nuove norme, obbligo di rettifica in tempi brevi (48 ore) e senza commento, sia per le testate on line che tradizionali, multe graduate per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Si tratta anche in questo caso di una evoluzione molto importante anche se alla base di tutto vi sono due elementi imprescindibili: la deontologia professionale e il valore delle fonti. Non è raro infatti incappare in leggerezze giornalistiche che in ogni caso producono un effetto a catena sui fatti descritti e sulle persone coinvolte, la rettifica quasi mai è allocata sulla stessa pagina dove è stato scritto l’articolo contestato, e molto spesso è seguita da un nuovo commento del giornalista. Il punto centrale quindi restano le fonti: la rete ha di fatto portato una disintermediazione delle fonti, di conseguenza è molto più facile incappare in abbagli così come è molto più rapida, rispetto al passato, la diffusione delle notizie. Occorre quindi molta attenzione e soprattutto un livello di preparazione alla professione sempre più livellato verso l’alto, lo strumento è forte ma quello che conta e che nessuno potrà mai insegnare è il rispetto verso e il senso di coscienza.

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