Savarese (TiMedia): “Copyright, la partita si gioca sui tablet”

La responsabile affari legali: “Servono nuove regole per spingere le personal Tv”

Pubblicato il 21 Gen 2013

«Tra le nuove modalità di fruizione dei contenuti audiovisivi spicca, in aggiunta alla televisione via Internet, il tablet, sul quale si giocherà la partita per l’assegnazione dei diritti»: ne è convinta Valeria Savarese, responsabile affari legali di Telecom Italia Media, che su questo tema è intervenuta al convegno “Il Cinema tra diritto e mercato” che si è tenuto a Bologna. Nel suo intervento ha sottolineato come, per quanto riguarda le nuove piattaforme audiovisive, esista una “vecchia tv” e una “nuova tv”.
La normativa però è rimasta indietro, soprattutto in relazione al mercato dei diritti audiovisivi. Come aggiornarla?
In effetti non esiste un’unica normativa, ma varie normative di settore, e comunque bisogna tenere presente che quelle esistenti non sono esaustive. C’è la legge 633 del 1941 in tema di diritto d’autore: evidentemente è molto vecchia e andrebbe attualizzata in considerazione del proliferare dei nuovi media. Poi c’è la normativa emanata dall’Agcom sulle piattaforme emergenti per facilitare la vendita dei diritti audiovisivi, in particolare per il mercato dei diritti sportivi. E questo rappresenta uno snodo fondamentale soprattutto per i diritti su piattaforme mobili.
Perché?
In passato, per esempio, i diritti di trasmissione delle partite dei campionati di calcio italiani sono stati commercializzati dalla Lega Calcio sulla base di pacchetti destinati alle singole piattaforme tradizionali: l’etere, in chiaro, e il digitale terrestre e il satellite, a pagamento. La novità è rappresentata dal fatto che quest’anno la Lega Calcio, nell’assegnazione in forma non esclusiva dei diritti di trasmissione via telefonia mobile, ha tenuto conto dell’area di visualizzazione precisando che i tablet cui sono destinate le immagini non devono avere lo schermo superiore ai 12 pollici, per evitare di sconfinare in altre piattaforme. Si tratta del “Pacchetto Mobile Plus” che include i diritti di trasmissione anche in forma live e integrale di sei partite in diretta per ogni giornata del campionato di serie A offerti da Tim e Vodafone.
Si aprono quindi nuovi scenari.
Sì, perché questi dispositivi rappresentano una sorta di “personal tv” in quanto consentono di accedere sia alla tv tradizionale sia a contenuti on demand; inoltre, sono interoperabili per cui, per esempio, il cliente potrebbe collegare a casa il tablet allo schermo tv . Per di più, con l’avvento della rete mobile a banda larghissima, Lte o 4G, la velocità e la qualità del trasporto dei segnali audiovisivi saranno ancora migliori di quella attuale. Per favorire lo sviluppo dei nuovi dispositivi è però necessario che i contenuti forniti agli operatori di settore siano venduti a prezzi appetibili e a condizioni accessibili.
Quindi in che direzione andrebbe modificata la normativa?
Potrebbero essere previste modalità di licenza dei film a contenuto “premium”, che sono molto appetibili per questi dispositivi, a condizioni concorrenziali rispetto alle piattaforme tradizionali: per esempio assenza di esclusiva o un pricing basato su criteri di revenue sharing invece che di minimi garantiti. Inoltre i film potrebbero essere messi a disposizione su questi dispositivi dopo tre o quattro mesi dall’uscita nelle sale cinematografiche assimilandoli alle logiche di distribuzione dell’home video.
Come convincere le major ad accorciare le finestre di distribuzione?
Innanzitutto abbiamo un mercato interno: il cinema italiano che potrebbe essere valorizzato grazie a spazi su queste piattaforme come pure il cinema d’autore che purtroppo è poco presente nei multiplex. C’è tutta una nicchia di produttori e distributori che potrebbero avere interesse a favorire la distribuzione dei propri film su piattaforme emergenti. Il successo di queste proposte potrebbe rappresentare uno stimolo anche per le major a rivedere le proprie politiche di distribuzione.

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