SENTIERI DEL VIDEO. Il vento non cambia per Rai e Mediaset

Pubblicato il 04 Lug 2011

La televisione sta cambiando sotto i nostri occhi e non ce ne
accorgiamo. L’ex duopolio Rai-Mediaset perde colpi, più in
termini di opinione che di indici d’ascolto, per ora. La 7 e Sky
si rafforzano, fanno shopping di personaggi televisivi, il loro
ruolo nell’opinione pubblica cambia. La Rai si libera di alcuni
suoi asset, come Michele Santoro e “Vieni via con me”: un
esempio di quando la politica danneggia gli obbiettivi aziendali.
Gli ascolti e i contratti pubblicitari vengono buttati via, ceduti
alla concorrenza.

Mediaset sembra sempre più lontana dall’esprimere una sfera
pubblica, e anche qui occorrerebbe salvare l’azienda, a tutto
vantaggio della famiglia del proprietario, dalla paura di nuocere
al proprietario stesso. Rai e Mediaset dunque si autocensurano.
Durante i recenti appuntamenti elettorali, chi avesse voluto capire
qualcosa dei risultati avrebbe dovuto sintonizzarsi sulla 7 o su
Sky.

Mediaset offriva un flusso neotelevisivo in piena regola, con soap,
talk e giochini. La Rai poco di più.
La sera Bruno Vespa dedicava alla cronaca nera, che più nera non
si può, il suo approfondimento. L’informazione, grazie anche
alla normalizzazione del Tg 1, migra verso l’all news di Sky e
soprattutto verso il Tg di Enrico Mentana. Ne risente il Tg 5, e
questo spiega qualche cosa sull’atteggiamento elettorale dei ceti
produttivi urbani e giovani in Lombardia, tradizionalmente pubblico
del principale Tg di Mediaset e ora in libera uscita. Anche il Tg 3
subisce questa concorrenza. A parte Rai Tre, i programmi di
infotainment della 7 non hanno rivali: fanno abbastanza ascolto e
soprattutto molta opinione.

Il duopolio non esiste più; dal punto di vista economico, siamo di
fronte ad un tripolio con Sky, che ha elevati fatturati, più di
Mediaset e subito alle spalle di Rai, anche se non grande
redditività. Dal punto di vista del prodotto, c’è un altro
tripolio con dentro la 7. Complessivamente, solo una parte del
sistema televisivo appare oggi in sintonia con qualche sintomo di
cambiamento che appare in giro per il paese. Rai e Mediaset
diventano sempre più una televisione per vecchi.

Bisogna che si diano una sveglia, perché non si vive solo di
Mediaset Premium (calcio, film e serie) e nemmeno – questo lo
diciamo alla Rai – di una politica sempre più matrigna. Il
rischio che la Rai, troppo pesante per volare, vada in stallo e
cada è reale. Mediaset non corre questo rischio, ma occorre tirare
fuori delle idee. Le Iene non bastano.

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