Il Giappone sta curando le ferite materiali e morali del terremoto,
e lo fa – come è caratteristica di quel paese – guardando avanti.
Tokio Metro e UQ Communications hanno cominciato a stendere il
Wimax nella metropolitana della capitale giapponese.
Contemporaneamente a Londra si lavora per avere il Wi-fi nella
metro in occasione delle Olimpiadi. Per avere un’idea della
differenza: con il Wimax sarà possibile connettersi a Internet sui
treni in movimento sotto le gallerie; con il Wi-fi soltanto nelle
stazioni. La stessa differenza tra un aereo a elica e un aereo a
reazione.
Intanto in Italia ci si lamenta che l’Autorità privilegi la
telefonia mobile rispetto alla televisione nazionale
nell’assegnazione delle frequenze più pregiate, quelle a 800
Mhz. Si critica l’autorità perché suocera intenda, cioè la
Commissione Europea, magari da parte dei massimi vertici Mediaset
(Fedele Confalonieri). Il fatto che la telefonia mobile sia
diventata, di fatto, Internet mobile sfugge a tutti questi critici
abbastanza interessati.
Nelle restrizioni al Wi-fi libero e nelle terribili zone d’ombra
dell’Adsl, una chiavetta Internet o uno smartphone sono diventati
l’alternativa più percorribile. Anche in treno, come adesso,
mentre scrivo questo articolo in mezzo a tanti altri geek pendolari
curvi sui loro computer portatili. Ovviamente chiedere a Trenitalia
che vi siano le prese elettriche, e che siano funzionanti (quando
ci sono, come sui nuovi e già scassati treni pendolari a due
piani) è troppo pretendere.
Le televisioni nazionali continuano a dire di essere l’unico
ambiente economicamente valido per la produzione di contenuti
audiovisivi; è un’esagerazione, ma c’è qualcosa di vero.
Tuttavia non possono continuare a intendere l’interattività solo
come possibilità di scegliere fra più canali e, eventualmente, di
pagarli. C’è qualcosa di più, e non si lamentino allora se il
loro pubblico si mantiene folto, ma invecchia inesorabilmente.
Un campionario delle pubblicità nel daytime è un prontuario di
tutte le malattie della vecchiaia, dai dolori articolari
all’incontinenza. Tutto molto rispettabile – è un 62enne che
scrive – ma anche una prova indiretta della lontananza stellare con
i giovani. Sembra, in definitiva, che ci siano tre velocità nel
mondo per quello che riguarda l’Ict: l’Asia, con i paesi
emergenti come il Brasile; l’Europa e gli Stati Uniti, a passo
molto più lento; le aree meno sviluppate dell’Africa,
dell’America Latina e dell’Africa, più alcuni degli stati ex
sovietici. E gli italiani? Quando va bene abbiamo prestazioni
paragonabili con gli altri europei. Altrimenti facciamo fatica ad
essere considerati tali.