Sepolta sotto un coro di “no” la tassa Bondi sui cellulari

Confindustria, Istituto Leoni e associazioni dei consumatori: tutti contro il decreto che estende l’equo compenso a Pc e telefonini: “Così si frena l’innovazione”

Pubblicato il 15 Gen 2010

La Siae lo aveva promesso già il mese scorso. Il cosiddetto equo
compenso, ovvero la somma che i produttori di beni tecnologici
devono versare alla Società italiana autori ed editori per
compensare il fatto che quel bene potrebbe servire a fare copie di
dischi o film, sarà estesa anche a Pc e cellulari. A prevederlo il
decreto firmato dal ministro
per i Beni Culturali, Sandro Bondi, la cui pubblicazione – e la
conseguente entrata in vigore – è attesa a giorni.
Se finora l'equo compenso gravava solo su supporti (Cd e Dvd) e
su masterizzatori, ora verrà esteso a tutti i prodotti hi-tech con
memoria: cellulari, computer, Mp3 e decoder subiranno un aumento di
prezzo, in quanto piattaforme che permettono la duplicazione di
opere protette dal copyright.

Mentre la Siae si affretta a
specificare
che “l’equo compenso non è una tassa, perché
si tratta di diritti d'autore. I diritti d'autore sono
'lo stipendio' di chi crea un'opera (musica, film,
romanzi, testi teatrali)”, la normativa causa una levata di scudi
da parte delle aziende. I presidenti di Confindustria Anie (imprese
elettrotecniche ed elettroniche) Guidalberto Guidi, di
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Stefano Pileri, di
Assinform, Paolo Angelucci e di Asstel, Stefano Parisi accolgono
con “sorpresa" il decreto ministeriale” e chiedono al
ministro di modificarlo.

"Il nuovo decreto stravolge il regime vigente introducendo
sostanzialmente una tassa il cui importo cresce proporzionalmente
alla capacità di memoria degli apparecchi elettronici.
L'industria high-tech è fortemente impegnata in uno sforzo
innovativo per offrire ai consumatori apparecchi sempre più
performanti a costi di acquisto decrescenti – spiega una nota
congiunta -. Questo decreto, al contrario, introduce un meccanismo
perverso che fa crescere la tassa in ragione delle performance
dell'apparecchio e incide, in definitiva, esponenzialmente sul
prezzo dei prodotti. È, a quanto ci risulta, l'unico esempio
al mondo di penalizzazione dell'innovazione! Il consumatore
inoltre è gravemente penalizzato dal nuovo meccanismo, in quanto
si vede costretto a pagare almeno tre balzelli (sui contenuti
acquistati, sull'apparecchio, sul supporto digitale) per
esercitare il proprio diritto ad effettuare una copia di un
contenuto digitale acquistato legalmente”.

Ulteriore penalizzazione introdotta dal decreto Bondi è, poi, la
sua estensione a tecnologie (cellulari, pc, decoder, game consolle)
che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di
contenuti digitali. “Il Mibac nel giustificare tale estensione si
richiama alla corrente situazione europea dove, però, 23 Paesi su
27 non prevedono alcun compenso sui telefoni cellulari, i pc sono
tassati in un solo Paese e nessun Paese tassa le consolle”,
prosegue il comunicato.

“Profondamente iniqua è la situazione che si viene a creare per
i telefoni cellulari che nell'ipotesi di utilizzo per la
fruizione di video e contenuti musicali prevedono già il pagamento
di apposite licenze da parte dell'utente – concludono i
presidenti confindustriali -. Suscita, infine, ulteriore
perplessità la scelta del Mibac di non escludere a priori gli
apparecchi e supporti professionale dall'ambito del decreto e
di lasciare viceversa a Siae il compito di concludere di sua
iniziativa eventuali accordi con le categorie
interessate".

Critica aspra dall'Istituto Bruno Leoni (Ibl). Secondo
Massimiliano Trovato, Fellow di IBL “l'estensione di questo
balzello, ribattezzato – in barba al senso del ridicolo –
"equo compenso", ad una numerosa schiera di apparecchi
elettronici, per importi che arrivano ad eccedere i 30 euro al
pezzo ed indipendentemente dall'uso a cui essi siano destinati,
è l'ennesimo affronto ai consumatori italiani ed alle imprese
del settore”.

“I guai dei produttori di contenuti – continua Trovato – non
verranno certo risolti da un provvedimento introdotto alla
chetichella con lo scopo di redistribuire risorse tra gli attori
economici, senza riguardo per la giustizia tributaria e la certezza
del diritto. L'unico effetto tangibile del decreto sarà quello
di rafforzare la posizione di rendita della Siae, sul cui ruolo nel
mercato si rende oramai improrogabile una riflessione
profonda”.

Dal Pd arrivano dure critiche. “Ancora una volta questo governo
favorisce le lobby a scapito dei cittadini e dello sviluppo
tecnologico del nostro Paese”. Sono parole del senatore del Pd
Giuseppe Lumia che sottolinea come “dopo il dietrofront sulla
banda larga il governo tassa tutti i dispositivi dotati di memoria
(cellulari, computer, decoder). Un’imposta che le aziende
produttrici riverseranno sui cittadini con un aumento dei prezzi
dei prodotti tecnologici”.

“Il provvedimento danneggia uno dei settori più importanti del
mercato, sia a livello produttivo sia commerciale – conclude
Lumia –. In tutti i Paesi industrializzati i governi investono
sulla diffusione e sull’innovazione tecnologica, quale fattore
economico trainante, per uscire dalla crisi al più presto. In
Italia invece si va nella direzione opposta”.

Scontente le associazioni dei consumatori come Altroconsumo, che
giudica il decreto un “regalo di Natale in ritardo” e un
“favore alla Siae ingiusto soprattutto perché applicato sulle
tasche dei consumatori in un momento di crisi”.

Per l'Adoc "'la tassa rappresenta un grave danno per i
consumatori, su cui si scaricheranno i maggiori costi sostenuti dai
produttori con un aumento medio dei prezzi dei prodotti tecnologici
del 4%".

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